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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 13:43.
Il piano casa non è decollato e le opere pubbliche vanno sempre peggio con un ulteriore taglio alle risorse del 7,8% in termini reali: il risultato è che nel 2010 ci sarà un ulteriore crollo del 7,1% degli investimenti in costruzioni dopo il -7,7% del 2009. Lo stima l'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, nella nuova edizione dell'Osservatorio congiunturale messo a punto dal centro studi. Nel triennio 2008-2010 il calo totale sarà del 17%: in pratica il settore tornerà al livello di produzione degli anni 90.
A differenza di quanto avvenuto con lo scorso Osservatorio congiunturale dell'associazione, non viene più riproposta la stima degli effetti del 'piano casa 2' sugli investimenti «in quanto le informazioni pervenute dal territorio forniscono indicazioni di livelli di attività al momento trascurabili».
Per il presidente dell'Ance, Paolo Buzzetti, ormai la situazione ha raggiunto il livello di guardia: «Il 2010 – dice - per l'edilizia corre il rischio di essere l'anno più nero, con danni irreparabili sulla tenuta non solo economica ma sociale del Paese, a causa dell'esaurimento del portafoglio ordini delle imprese, del Patto di stabilità che blocca i pagamenti e della stretta creditizia».
Ancora tanti i nodi da sciogliere per il settore: primo tra tutti, secondo Buzzetti, il problema del Patto di stabilità interno degli enti locali, appesantito gravemente dall'ultima manovra economica, che non solo non permette di spendere per nuove infrastrutture, ma ritarda enormemente i pagamenti alle imprese per lavori già eseguiti, scaricando su di esse le inefficienze della pubblica amministrazione.
Ma qualcosa si può fare secondo l'Ance, che è al lavoro anche con il governo per approvare riforme importanti per il settore. Gli obiettivi sono: semplificare le procedure, aumentare i controlli, qualificare le imprese, in una parola rendere più efficiente tutto il sistema.