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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 08:10.
ROMA
L'entrata in vigore di undici convenzioni autostradali è bloccata da mesi, lasciando al palo 6 miliardi di investimenti. Il mondo delle concessionarie è ancora una volta in allarme per i lacci e i lacciuoli che l'amministrazione pubblica impone al settore anche dopo che la politica ha fatto ricorso alle legge pur di sbloccare gli investimenti. «Ci sono undici concessionarie le cui convenzioni sono state approvate con la Finanziaria 2010, ma che poi sono state bloccate per via amministrativa» ha tuonato Fabrizio Palenzona, presidente dell'Aiscat, l'associazione delle concessionarie autostradali riunita ieri nell'assemblea annuale che ha visto, tra gli ospiti, la presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, del capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, del neo ministro per il Federalismo, Aldo Bracher, oltre al ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli.
Convitato di pietra, ancora una volta, il ministro per l'Economia, Giulio Tremonti, al cui dicastero si arenano ormai da qualche tempo non solo le convenzioni autostradali in attesa di rinnovo, ma anche quelle aeroportuali e i relativi adeguamenti tariffari. Le undici convenzioni cui fa riferimento Palenzona fanno capo per metà al gruppo Altantia controllato dai Benetton, e per il resto (escluso il Frejus e Autovie Venete) al gruppo Gavio. Il testo delle convenzioni, il cui piatto forte sono i piani finanziari per sostenere gli investimenti con un sistema di incrementi dei pedaggi, è stato negoziato con Anas, approvato con legge ma deve poi passare all'approvazione «con prescrizioni» del Cipe. All'esame del comitato interministeriale sono andate il 6 maggio scorso, ma le «prescrizioni» non sono mai state pubblicate. Si sa - da «gossip burocratico da corridoio» ha detto Palenzona - che i tecnici del ministero dell'Economia chiedono correttivi su alcuni punti per ridurre in futuro un eventuale impatto sulle finanze pubbliche, mentre il ministero per le Infrastrutture cerca di mediare per evitare che i progetti diventino indigesti agli occhi degli investitori, soprattutto quelli esteri. Palenzona ha dato atto a questo governo di avere fatto molto per il sistema autostradale, ma ha anche evidenziato che impantanarsi sui cavilli durante una crisi in cui il settore delle infrastrutture è l'unico che ancora investe gli fa «piangere il cuore» come cittadino. «Se ci sono aspetti che non vanno nella gestione delle convenzioni - ha detto il presidente - che siano dichiarati alla luce del sole. Chi deve parlare parli apertamente oppure ci lasci lavorare. Non si può continuare con la tattica dell'imboscata».