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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:09.
Rinviare lo spegnimento della tv analogica in Lombardia e Piemonte orientale, previsto per metà settembre. La richiesta è stata formalizzata dalle principali associazioni delle tv locali. Se sarà accettata, slitteranno al 2011 anche le altre regioni del Nord Italia, come il Veneto, l'Emilia-Romagna e il Friuli, il cui passaggio è fissato, attualmente, tra ottobre e novembre. Al Dipartimento delle Comunicazioni non rilasciano dichiarazioni: il Piano delle frequenze è stato pubblicato dall'Agcom proprio ieri, ma si pensa di poter risolvere positivamente la situazione rispettando il calendario.
«La situazione è molto critica - sottolinea Marco Rossignoli, presidente di Aeranti-Corallo –. A oggi è assolutamente impossibile passare al digitale in Lombardia, Piemonte orientale, Parma e Piacenza a metà settembre. Le tv locali andrebbero incontro a danni estremamente rilevanti». Ancor più secco Maurizio Giunco, presidente delle tv locali della Frt: «Il 15 settembre? È una data che non esiste, a meno che il ministero non voglia far chiudere tutte le tv locali. È possibile? Ho dubbi sul fatto che stia in piedi il governo. Nè si può fare la transizione delle sole tv nazionali: e se a loro servono frequenze occupate da tv locali?».
Dietro la richiesta di rinvio e il malessere delle tv locali c'è il materializzarsi della possibilità che le frequenze dal 61 al 69 vengano vendute all'asta alle compagnie telefoniche, magari con un emendamento alla prossima Finanziaria, «dopo che per anni ci hanno assicurato del contrario» aggiunge Giunco.
Le associazioni riflettono su quale iniziative prendere in caso di risposta negativa, «non esclusa quella di un risarcimento danni» precisa Rossignoli. I motivi principali a supporto della loro richiesta? Innanzitutto la mancata assegnazione, a oggi, delle frequenze sulle quale le emittenti dovranno trasmettere. «Il 21 gennaio - continua Rossignoli - quando si decise il calendario nazionale, si disse che le frequenze sarebbero state conosciute con sei mesi di anticipo rispetto allo spegnimento analogico». «Le tv nazionali - aggiunge Giunco - già conoscono quante e quali frequenze avranno, visto che si è scelto di assegnare la stessa frequenza in aree territoriali contigue. Le tv locali, invece, potrebbero cambiare frequenze, anche da una banda a un'altra; o alcune non averla assegnata. Come si fa, entro metà settembre, a trovare e acquisire nuove postazioni, ad avere le necessarie autorizzazioni ed acquistare le apparecchiature? Con agosto di mezzo?». «In caso di cambio di postazione - spiega Rossignoli - bisogna ricevere le autorizzazioni urbanistiche, ambientali e sanitarie previste dal Codice delle comunicazioni, senza contare i ricorsi dei Comuni». Un altro motivo sta proprio nel Piano di assegnazione pubblicato ieri nel sito dell'Agcom. Le frequenze dovranno essere assegnate seguendolo, ma tutte le associazioni e le maggiori emittenti lo impugneranno davanti alla magistratura amministrativa. Lo stesso potrà avvenire per il futuro Regolamento sulla numerazione automatica dei canali, atteso da parte dell'Agcom, «senza il quale, tempi e non tempi, noi della Frt non passeremo al digitale. Nel Lazio e in Campania stanno arrivando i licenziamenti e gli stati di crisi: si erano promesse le regole per metà marzo. E' stato un passaggio catastrofico, nonostante si conoscesse prima su quali frequenze si sarebbe trasmesso. In Lombardia non sappiamo nemmeno quello».