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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2010 alle ore 17:25.
Un bollino di qualità per i ristoranti italiani nel mondo. È con questa idea che nasce il progetto "Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo" curato da Unioncamere, che si avvale del supporto operativo di Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche), del coinvolgimento della rete delle Camere di commercio italiane all'estere e del contributo di associazioni imprenditoriali di settore, come la Fipe. Due gli obiettivi di questa iniziativa: da una parte promuovere la gastronomia made in Italy, dall'altro proteggerla dalle contraffazioni, che ogni anno costano al mercato agroalimentare italiano circa 50 miliardi di euro (secondo le stime di Coldiretti sul fatturato globale dell'agropirateria dei prodotti tricolori).
Già alcune decine di ristoranti sparsi per il mondo hanno ricevuto il bollino "Doc" da parte delle Camere di commercio italiane all'estero. Sono locali di Singapore, Praga, Barcellona, Città del Messico, Caracas, Dubai, Chicago. Nelle intenzioni dei promotori del progetto il numero dovrà salire a mille ristoranti entro l'anno, grazie al contributo delle 45 sedi camerali estere.
Per ottenere la certificazione Doc, i ristoranti italiani all'estero dovranno rispondere ai "dieci comandamenti" stabiliti da Unioncamere: dalla presenza di almeno una persona che sappia parlare italiano e soprattutto di un cuoco che sappia cucinare i piatti della nostra tradizione, al menù tradotto correttamente in lingua nostrana e composto per almeno il 50% da piatti tricolori. Anche la carta dei vini deve essere made in Italy almeno per il 20% e in sala non può mancare una bottiglia di olio extravergine d'oliva prodotto nel Belpaese. Fondamentale l'uso dei prodotti enogastronomici italiani Dop e Igp che devono essere valorizzati attraverso un apposito elenco.
Potenziamento e difesa del marchio, perché come dice Adolfo Urso, vice ministro allo Sviluppo economico «la tutela del made in Italy è la prima battaglia del nostro paese». Una sfida importante, continua Urso, che passa attraverso «interventi sia in campo internazionale, a partire dal Wto dove stiamo portando avanti nell'ambito del Doha Round il dossier delle indicazioni geografiche, che a livello europeo dove l'Italia detiene il primo posto per la tutela di Dop e Igp con 203 prodotti tipici. Ma anche a livello nazionale: già dal 2005 abbiamo promosso iniziative a tutela del consumatore, punendo oltre a chi vende anche chi compra prodotti contraffatti».