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Economia Politica economica

Enti locali sul piede di guerra, venerdì Berlusconi incontra le Regioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2010 alle ore 15:34.

Governo e Regioni si vedranno venerdì alle 11 a palazzo Chigi per confrontarsi sulla manovra. Ad annunciare l'incontro è una nota congiunta firmata dal premier Silvio Berlusconi e dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti. In cui però viene ribadita la linea tenuta finora dal governo: i saldi restano intangibili. «Non si tratta infatti di numeri casuali od arbitrari, ma di numeri che riflettono ciò che, tanto dalla Commissione Europea quanto dai mercati finanziari, è considerato assolutamente necessario per ridurre la dinamica incrementale del nostro debito pubblico». L'incidenza della manovra, chiarisce ancora la nota, «è pari al 3% sugli oltre 170 miliardi di euro di competenza delle Regioni».

I margini del confronto sembrano però strettissimi. Anche perché la nota conferma l'impossibilità di accogliere la richiesta delle Regioni che vorrebbero un alleggerimento dei tagli previsti per gli enti locali. «Ciò che viene rilevato ora come squilibrio a carico dei governi locali va valutato in base a ciò che è già stato operato a carico del governo centrale (e non può essere ulteriormente incrementato). Ciò rende oggettivamente impraticabile l'ipotesi di uno spostamento interno alla manovra, da una voce all'altra».

Berlusconi e Tremonti ribadiscono poi il voto di fiducia anche a Montecitorio. «La manovra sarà oggetto di necessaria e responsabile richiesta di fiducia da parte del Governo, tanto al Senato quanto alla Camera, trattandosi di un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del nostro Paese».

Oggi gli enti locali avevano nuovamente protestato contro i drastici tagli previsti dalla manovra di finanza pubblica, su cui l'esecutivo intende porre la fiducia ponendo una condizione inderogabile per la conferenza unificata prevista di domani: quella che il premier incontri Regioni, Comuni e Province o nella stessa conferenza o prima che questa si tenga.

A dettare la linea, nel corso di una conferenza unificata con Comuni e Province, era stato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. «Parteciperemo - ha detto Errani- alla conferenza unificata se avremo la garanzia della presenza del premier e così quella diventerà la sede dell'incontro che abbiamo richiesto. Diversamente parteciperemo se prima il premier ci ascolterà e ci dirà come intende affrontare i problemi che abbiamo posto, altrimenti non parteciperemo alla conferenza unificata perchè non avremo nulla da dire».

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Errani aveva anche prospettato la possibilità che l'incontro con Berlusconi si potesse realizzare, al di là dell'unificata, pochi minuti prima anche in un'altra sede. «Se nessuna delle due ipotesi dovesse realizzarsi - avevano sottolineato i tre presidenti - nessuno di noi parteciperà alla Conferenza unificata». Gli enti locali non vogliono andare al muro contro muro e giudicano che ci sia ancora un margine per recuperare il dialogo sulla manovra. «Riteniamo ci sia il tempo - ha detto Errani - per evitare crisi istituzionali che non vogliamo perchè sarebbe un danno per il paese. Confidiamo nella disponibilità data di recente dal premier nel suo viaggio in America Latina».

Sulla necessità di un confronto con Berlusconi si era registrata anche la presa di posizione dei rappresentanti di Province e Comuni. Il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, aveva infatti ribadito che i Comuni parteciperanno all'Unificata solo alla condizione che il premier veda Regioni, Comuni e Province o nella stessa conferenza o prima. «Questa resistenza all'incontro - aveva detto Chiamparino - è incomprensibile tanto più che abbiamo provato a fare delle proposte per rendere la manovra più sostenibile».

Il fronte degli enti locali è dunque compatto e si dice disposto a fare la propria parte ma solo a condizione che «ciascun reparto dello Stato tagli proporzionalmente». Errani, inoltre, aveva nuovamente scritto al ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, per chiedere che inserisca all'ordine del giorno della conferenza Stato-Regioni «l'intesa per la riconsegna delle deleghe» affidate allo Stato.

Quanto alla possibilità di dare più flessibilità alle Regioni che presentano parametri di virtuosità, Errani aveva ribadito che il valore politico delle regioni virtuose è stato azzerato dalla quantità enorme di tagli previsti dalla manovra finanziaria 2011-2013. «Tutte le Regioni sono sulla valorizzazione dei comportamenti virtuosi - ha detto Errani - ma, non bisogna dimenticare che l'emendamento Azzollini prevede un taglio di oltre 4,3 miliardi di euro, su un fondo unico che al momento vale 4,9 miliardi. Mi sembra evidente - ha concluso - che a questo punto non valgono più i ragionamenti sui comportamenti virtuosi perchè non c'è più nulla da redistribuire. E siamo convinti - ha concluso - che il premier ci capirà». Il nodo dei tagli agli enti locali resta dunque in piedi. Oggi, poi, i presidenti di Lazio, Calabria e Campania (Renata Polverini, Giuseppe Scopelliti e Stefano Caldoro) e il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni erano stati ricevuti da Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli.

Intanto si allarga il fronte della protesta contro la manovra dell'Esecutivo. Oggi anche i diplomatici hanno scritto una lettera di protesta al Governo e si dicono pronti a scioperare contro una manovra economica con «implicazioni pesantissime non solo sulla Farnesina». Nella missiva, firmata dallo Sndmae, la principale sigla sindacale del ministero degli Affari esteri, si paventa infatti la possibilità «di giungere alla misura estrema, e per noi inusuale, dello sciopero, cui la Carriera, in servizio a Roma ed all'estero, aderirebbe con grande convinzione».

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