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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2010 alle ore 11:03.
Libertà d'impresa, legge annuale sulla concorrenza, misure taglia-carta e anti-burocrazia. Il dizionario delle liberalizzazioni è più che mai fertile ma non sempre alle espressioni felici corrispondono svolte tangibili per i mercati. Il confronto politico è ancora aperto, intanto dall'annuale classifica internazionale realizzata dall'Istituto Bruno Leoni emerge una situazione ancora ingessata. Il governo ha ormai spostato il focus sull'alleggerimento degli oneri per avviare un'impresa mentre ha perso appeal la legge annuale sulle liberalizzazioni che il ministero dello Sviluppo economico avrebbe dovuto confezionare già entro giugno. È pronta da settimane una bozza dei tecnici dello Sviluppo, ferma al momento, in attesa del via libera di Berlusconi e Tremonti.
L'Ibl ha messo a confronto, nel rapporto che verrà presentato lunedì a Milano, l'Italia in 15 mercati chiave con i paesi europei al top per apertura a nuovi concorrenti e per regolamentazione. Usciamo con un punteggio poco gratificante nel complesso - 49 fatta 100 l'eccellenza - che soprattutto non rappresenta un passo avanti rispetto al passato: 48% nel 2007, 47% nel 2008, 50% nel 2009. Come nelle precedenti edizioni dell'Indice, il mercato più liberalizzato risulta essere quello dell'energia elettrica. Significative le differenze tra settori che già avevano un buon grado di apertura e hanno compiuto ulteriori passi avanti e settori che invece partivano da situazioni più critiche e sono rimasti quasi fermi.
Nel suo quarto "Indice delle liberalizzazioni" l'Istituto Bruno Leoni parla di «stagnazione», «attrito» dopo oltre un quindicennio dall'avvio dei principali processi di deregulation, di persistente difficoltà «per un nuovo entrante di bussare alla porta dei consumatori». Rimarcano, gli esperti del Bruno Leoni che per liberalizzare davvero nei prossimi anni occorrerà agire sul contesto entro cui si svolge la competizione, in una parola «deregolamentando». Anche se Carlo Stagnaro, che ha coordinato le relazioni sui singoli settori curate da dodici esperti, rileva come l'attuale congiuntura internazionale remi a sfavore. «L'attenzione per i temi delle liberalizzazioni era molto più forte alla vigilia della crisi economica».