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Economia Politica economica

Imprese e sindacati contro la tassa di soggiorno a Roma

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 16:36.

«Alemanno non introduca la tassa di soggiorno nella Capitale». La richiesta arriva da tutte le locali organizzazioni imprenditoriali e le sigle sindacali del settore turistico: Federalberghi, Fiavet, Faita, Residence Roma e Lazio, Confindustria, Confesercenti, Cgil, Cisl e Uil, che, a Roma, hanno organizzato una conferenza stampa unitaria, per opporsi all'eventuale introduzione dello speciale balzello "ripiana debiti", previsto, dal 2011, dalla manovra di Tremonti, a carico dei turisti che sbarcano nella Citta Eterna.

Pronta la risposta di Alemanno, che apre sulla possibilità di "modificare" la tassa. «Siamo disponibili a migliorare il contributo di soggiorno - ha detto - magari facendo in modo che non passi attraverso la realtà degli alberghi ma che sia più diffuso». Alemanno tuttavia è chiaro. «I viaggiatori che vengono a Roma devono lasciare qualcosa per i servizi che questa città gli paga: è un principio a cui non vogliamo e non possiamo venir meno. Dobbiamo fare in modo che per le pesantissime condizioni del bilancio del comune di Roma ci sia anche un contributo da parte di chi viene a visitarla e utilizza i nostri servizi».

Per sindacati e imprese, tuttavia, la tassa di soggiorno è «iniqua e discriminatoria» e inoltre «rende Roma meno attrattiva rispetto ad altre mete nazionali e internazionali». Senza contare i riflessi occupazionali su un comparto che impiega 150mila addetti escluso l'indotto. «A causa di questa tassa - ha sottolineato Giuseppe Roscioli di Federalberghi - diminuiranno gli introiti di un intero comparto economico, e forse molti lavoratori si ritroveranno per strada». Secondo Roscioli, «mentre altri settori ricevono incentivi, destinati anche ad imprese straniere, viene colpito l'unico settore tutto made in Italy, la cui ricchezza prodotta rimane sul territorio».

Il presidente di Federalberghi Roma non esclude forme di protesta in Campidoglio e sottolinea anche un dato tecnico: la tassa entrerebbe in vigore nel 2011, ma «i contratti con i tour operator per l'anno prossimo sono già stati chiusi, e l'introduzione della tassa renderebbe Roma un teatro di controversie internazionali».

Mauro Pica Villa di Confesercenti

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ha sottolineato, inoltre, come il balzello peserà «anche sugli italiani, perchè il 40% della ricettività è rappresentata da italiani che vengono a Roma per motivi medici, di studio o di lavoro». Di qui la richiesta di cambiare rotta. Gli operatori insistono con le proposte alternative già avanzate: ritorno di parte del gettito Iva al comune di Roma, introduzione di una «city tax» su tutte le transazioni della filiera turistica e aumento dei biglietti nei musei comunali e statali. «Accolgono 11 milioni di visitatori l'anno - ha ricordato Villa - e un incremento di soli 3 euro produrebbe un gettito di circa 30 milioni di euro».

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