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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2010 alle ore 08:03.
BRUXELLES. Dal nostro inviato
«Dimettermi io? Ma quali dimissioni, si dimetterà chi causa multe e sanzioni europee all'Italia». Appena sbarcato a Bruxelles, prima di entrare alla riunione con i colleghi Ue, il ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan ha subito chiarito di non aver intenzione di farsi intimidire da nessuno sulla questione quote latte. Ma di essere deciso a tener duro con la Lega, forte dell'appoggio esplicito, ha sottolineato, del premier Berlusconi e del ministro Tremonti.
E ha fatto bene a chiudere subito e con estrema decisione ad ogni possibile ipotesi di negoziato europeo sul rinvio dei pagamenti delle multe per le quote latte, attraverso un emendamento alla manovra, perchè poco dopo Dacian Ciolos, il commissario Ue all'Agricoltura che già nel week-end gli aveva inviato una lettera di messa in guardia sull'argomento, ieri ha ribadito la sua posizione di chiusura netta ad ogni trattativa.
«Con l'Italia sono stato chiaro, non esistono margini negoziali. Le regole sono chiare e mi aspetto che l'Italia le rispetti» ha esordito Ciolos avvertendo che «qualsiasi iniziativa del Governo italiano, volta a sospendere il pagamento delle multe da parte dei produttori italiani per aver sfondato in passato le quote, violerebbe le norme europee costringendo la Commissione ad avviare un procedimento legale contro l'Italia».
Di più. Il commissario ha ricordato che l'accordo politico raggiunto nel 2003 e riconfermato nel 2009, in base al quale i produttori italiani sono stati autorizzati a rifondere le multe in rate uguali spalmate su un periodo di 14 anni, già fornisce loro il beneficio di versamenti senza il pagamento di tassi di interessi. «Sospendere i pagamenti quest'anno priverebbe i produttori lattiero-caseari italiani dei vantaggi finanziari dell'accordo politico».
Se Ciolos ieri non si è nascosto dietro giri di parole, Galan non è stato da meno. Raccogliendo il plauso e la piena solidarietà delle maggiori organizzazioni agricole nazionali. In una Bruxelles di nuovo assediata nel quartiere europeo dai produttori Ue di latte sul piede di guerra (un migliaio secondo gli organizzatori, 300 secondo la polizia belga) alla ricerca di un prezzo alla stalla più consono ai costi produttivi e di nuove regole per il settore, il nostro ministro ha tirato dritto.