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Economia Lavoro

Con una sforbiciata del 10% agli infortuni sul lavoro si risparmierebbero 4,3 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2010 alle ore 12:47.

Ridurre dell'1% gli infortuni sul lavoro, farebbe risparmiare all'Erario 438 milioni di euro. Che salirebbero a quasi 2,2 miliardi, se il calo fosse del 5% e, addirittura, a 4,3 miliardi, se la sforbiciata degli incidenti fosse del 10 per cento. La stima è dell'Eurispes, che, in collaborazione con il Consiglio nazionale degli ingegneri, ha presentato la ricerca "Prevenzione e sicurezza: tra crescita economica e qualità della vita". Il calcolo è stato fatto prendendo a riferimento il numero di incidenti sul lavoro 2008, pari a 874.940 (37 per ogni mille occupati), che hanno avuto costi sociali ed economici di circa 43,8 miliardi, pari al 2,79% del Pil nazionale del 2008. Praticamente, 50mila euro a infortunio, ha sottolineato il presidente dell'Ordine degli ingegneri Giovanni Rolando, «che si potrebbero risparmiare investendo seriamente in prevenzione».

Un altro settore che necessita di un incisivo cambio di passo, sottolinea il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara, è quello della sicurezza stradale. Lo studio, ricorda Fara, stima in 28,8 miliardi di euro l'impatto economico degli incidenti su strada, che equivalgono, ha detto, «a un costo pro capite per la collettività di circa 480 euro l'anno». Anche qui, tuttavia, è possibile risparmiare. Se si riuscissero a ridurre dell'1% i sinistri sulle strade, lo Stato ci guadagnerebbe 288 milioni, che potrebbero arrivare a 2,8 miliardi, nel caso s'innescasse una spirale virtuosa di riduzione degli incidenti del 10 per cento.

Critico è anche il settore delle infrastrutture pubbliche. Su tutti, scuole e strutture sanitarie. Per le prime, in attesa del completamento, dopo tanti annunci, dell'anagrafe edilizia, fa riflettere come, secondo dati di Viale Trastevere, negli ultimi 20 anni, solo una scuola su 5 abbia subito interventi di restauro. Male anche gli ospedali. In base a una recente indagine Ispesl, su 853 strutture ispezionate dai Nas, in ben 417, sono stati riscontrati illeciti. Vale a dire, circa la metà (48,9%) non è risultato in regola. Per non parlare degli stadi: sono "a norma" appena 6 su 31, con capienza superiore a 10mila posti.

La ricerca si è soffermata, inoltre, a calcolare i costi delle interruzioni lunghe (oltre 3 minuti) senza preavviso nella fornitura di energia elettrica. I dati sono del 2007, dove si sono registrate più di 77 milioni di interruzioni, di cui 56,3% al Sud e nelle Isole. Ipotizzando, evidenzia l'Eurispes, una spesa per minuto d'interruzione di circa 50 centesimi, i costi 2007 a carico dell'utenza finale sono stati pari a circa un miliardo, lo 0,14% del Pil nazionale dello stesso periodo. E anche qui, migliorando la sicurezza della rete di distribuzione elettrica, si riuscirebbe a ridurre il rischio di interruzioni di corrente lunghe, con un risparmio per gli utenti stimabile tra i 10,3 milioni e i 103,9 milioni, in caso di riduzioni, rispettivamente, dell'1% e del 10% del numero delle interruzioni.

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Tags Correlati: Eurispes | Gian Maria Fara | Giovanni Rolando | Ispel | Sanità

 

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