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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2010 alle ore 16:51.
Un'imbarcazione a emissioni zero grazie alla dotazione a bordo di un propulsore a idrogeno. È il progetto al quale sta lavorando Cantieri di Baia in collaborazione con la facoltà di Ingegneria dell'Università Federico II di Napoli e che vedrà la luce tra due anni. "Un prodotto", spiega Roy Capasso, 35enne direttore marketing della società e rampollo della blasonata famiglia di industriali campani, "che non risponde solo alla domanda di mercato verso soluzioni ‘eco', ma anche alle normative internazionali, che si fanno sempre più stringenti su questo fronte". In sostanza, la barca potrà essere utilizzata per navigare all'interno dei parchi marini che si stanno diffondendo in tutta Europa e che possono essere solcati solo da veicoli non inquinanti. "Dallo scorso anno stiamo lavorando a questa iniziativa con i ricercatori dell'Università", aggiunge Capasso. "Abbiamo trovato la quadratura del cerchio abbinando al motore tradizionale uno a celle di combustibile che non rilascia emissioni in acqua e nell'atmosfera. Così, il primo potrà essere attivato per le lunghe percorrenze ad alta velocità, mentre il secondo entrerà in funzione sotto costa e in prossimità delle aree protette". Per aumentare l'autonomia, è stato previsto un sistema di produzione dell'idrogeno a bordo. Altri particolari saranno svelati nel corso del prossimo Salone Nautico di Genova (2-10 ottobre).
La storia di Cantieri Baia inizia nel 1972 quando il capostipite Antonio Capasso rileva dal Tribunale Mericraft, un piccolo capannone dove si costruivano imbarcazioni "day cruiser" in legno. Con l'apporto di nuovi fondi, la società si orienta verso la produzione di barche per la fascia alta del mercato, incontrando l'interesse di appassionati provenienti da tutto il mondo (Grecia, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong su tutti). Oggi l'azienda conta 140 dipendenti, ai quali si aggiunge un indotto di un centinaio di persone.