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Economia Gli economisti

Come si paga un banchiere

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 09:46.


CAMBRIDGE – Il consiglio direttivo della Federal Reserve americana ha recentemente stabilito che i supervisori bancari, guardiani della sicurezza e solidità del sistema finanziario, passino in rassegna i meccanismi di retribuzione dei dirigenti bancari. Simili misure sono attualmente al vaglio delle Autorità competenti in altre parti del mondo. Ma quali strutture dovrebbero essere incoraggiate dai regolatori?

È ormai largamente riconosciuta l’importanza di ricompensare i banchieri per i loro risultati a lungo termine. Ricompensare i risultati immediati, anche qualora questi vengano successivamente ribaltati, produce incentivi ad assumersi rischi eccessivi.

Ma collegare le retribuzioni dei dirigenti ai risultati a lungo termine non fornisce una risposta completa alle sfide affrontate da imprese e regolatori. La domanda resta ancora: risultati a lungo termine per chi?

Premi basati sul valore del capitale, accompagnati da una struttura di capitale bancario fortemente basata sul debito, lega la compensazione dei dirigenti ad una scommessa sul valore degli attivi bancari fatta con capitali di terzi. Come io e Holger Spamann mostriamo nella nostra ricerca, i compensi dei dirigenti dovrebbero essere legati al valore prodotto nel lungo termine non solo per gli azionisti, ma anche per gli altri apportatori di capitale. Al momento, i dirigenti bancari si aspettano di prendere parte a qualunque guadagno afferente agli azionisti, ma sono allo stesso tempo isolati dalle conseguenze che le perdite derivanti dalle loro scelte possono imporre ad azionisti privilegiati, obbligazionisti, depositanti o anche ai governi, in qualità di garanti dei depositi.

È lecito aspettarsi che, isolati dalle perdite inflitte a tutti i portatori di interessi tranne gli azionisti, i dirigenti siano incoraggiati a fare investimenti e assumersi obbligazioni che aumentino la probabilità e l’entità delle perdite eccedenti il capitale degli azionisti. Inoltre, un tale isolamento disincentiva la raccolta di ulteriore capitale, inducendo i dirigenti a governare banche con livelli di capitale che forniscono una protezione inadeguata per obbligazionisti e depositanti. Più le banche sono sottocapitalizzate, più importanti sono queste distorsioni – e più alti i costi attesi dall’isolamento dei dirigenti dalle perdite potenziali di qualunque portatore di interessi ad eccezione degli azionisti.

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Tags Correlati: Federal Reserve | Harvard | Holger Sparmann | Law School | Lucian Bebchuk | Management

 

Come si possono ridisegnare i meccanismi di retribuzione per far fronte a questi problemi?

Se si volessero legare le retribuzioni al valore di uno specifico titolo, questo dovrebbero essere legato ad un paniere di titoli più ampio delle sole azioni ordinarie.

Quindi, piuttosto che legare le compensazioni dei dirigenti ad una quota del valore azionario della banca, queste potrebbero dipendere da una quota del valore totale di azioni ordinarie, azioni privilegiate e obbligazioni della banca. Esponendo maggiormente i dirigenti alle conseguenze negative dei rischi assunti, questa struttura di compensazione ridurrebbe gli incentivi ad assumere rischi eccessivi.

Tuttavia, anche se una struttura retributiva del genere porterebbe i dirigenti ad internalizzare gli interessi di azionisti privilegiati e obbligazionisti, quindi migliorandone gli incentivi, sarebbe insufficiente a indurre gli stessi a internalizzare pienamente gli interessi dello Stato in quanto garante dei depositi. A questo fine, i guadagni dei dirigenti dovrebbero essere legati ai cambiamenti nel valore dei credit default swap, uno strumento finanziario che riflette la probabilità che la banca non abbia sufficiente capitale per ottemperare a tutte le sue obbligazioni.

Inoltre, i meccanismi di assegnazione dei bonus dovrebbero essere ridisegnati. In passato, i bonus dei dirigenti di banca erano spesso basati su misure contabili di particolare interesse per gli azionisti ordinari, come il ritorno sul capitale proprio o il guadagno per azione ordinaria. In futuro, le banche dovrebbero considerare la possibilità di basarsi su misure più complete, come i guadagni prima della retribuzione degli obbligazionisti.

Il riconoscimento della necessità di associare le retribuzioni dei dirigenti alle conseguenze delle loro scelte sui non-azionisti mostra l’importanza del ruolo dei regolatori bancari in quest’area. Gli azionisti ordinari delle imprese finanziarie non hanno incentivi a indurre i dirigenti a prendere in considerazione le perdite che i rischi assunti possono imporre ad azionisti privilegiati, obbligazionisti, depositanti e contribuenti. Di conseguenza, non si può contare su miglioramenti di gestione che spingano i direttori a focalizzarsi sugli interessi degli azionisti per legare i guadagni dei dirigenti agli interessi di azionisti e non-azionisti allo stesso tempo. Un incoraggiamento da parte dei regolatori può essere utile, se non addirittura necessario.

Portare i dirigenti a internalizzare perfettamente le perdite attese che le loro scelte possono imporre agli apportatori di capitale diversi dagli azionisti è complesso. Ma muoversi in questa direzione, seppur in maniera imperfetta, implicherebbe un vero progresso. Motivare i dirigenti di istituzioni finanziarie a focalizzarsi sugli effetti delle loro scelte su tutti gli apportatori di capitale migliorerebbe significativamente i loro incentivi verso l’assunzione di rischio. Contribuirebbe, quindi, anche a rendere il nostro sistema finanziario più stabile.

Lucian Bebchuk, professore di diritto, economia e finanza, e direttore del corporate governance program alla Harvard Law School, è co-autore, insieme a Holger Sparmann, di Regulating Bankers’ Pay

Copyright: Project Syndicate, 2010.www.project-syndicate.orgTraduzione dall’inglese di Francesco Di ComitePer un podcast di questo articolo in inglese:

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