Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2010 alle ore 10:22.
Una nuova figura di manager che abbia competenze giuridiche ed economiche, ma anche antropologiche, sociologiche, di procedura penale e soprattutto di gestione aziendale. È questo l'identikit dell'amministratore dei beni sequestrati o confiscati alla mafia così come esce dal primo corso di alta formazione che è stato strutturato dal Dipartimento di studi europei e della integrazione internazionale dell'Università di Palermo guidato da Giovanni Fiandaca.
Un corso di alta formazione che dà numerose risposte ad altrettante domande provenienti dal mondo della formazione, delle professioni e degli apparati dello Stato chiamati a gestire con la nuova normativa un enorme patrimonio sottratto alle cosche criminali nel nostro paese e in particolare l'Agenzia per i beni confiscati voluta fortemente dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e guidata dal prefetto Mario Morcone. All'Agenzia che ha sede principale a Reggio Calabria e ha inaugurato da qualche settimana la sede di Roma, fanno capo in totale quasi 11mila beni di cui 1.306 aziende.
La prima domanda cui il corso di alta formazione, che è diretto da Salvatore Costantino, cerca di dare una risposta arriva proprio dal decreto legislativo che ha istituito l'albo degli amministratori giudiziari e che detta i criteri che bisogna rispettare per iscriversi all'Albo. «L'idea nostra – spiega Costantino Visconti, docente della facoltà di Giurisprudenza di Palermo – è quella di fornire tutti strumenti multidisciplinari a chi si iscriverà». Ed è propria questa la caratteristica di un corso di alta formazione che si pone come modello per una prima sperimentazione e replicabile poi in altre parti del paese. Alla luce di quanto previsto dalla normativa il corso è tappa vincolante per l'iscrizione all'albo per gli amministratori di beni confiscati alla mafia che operano da tre anni e per chi invece non si è mai occupato di questa materia cioè per accedere alla seconda sezione dell'albo dedicata ai cosiddetti esperti in gestione aziendale (ordinaria e di crisi). Alla prima sezione dell'albo, infatti, si possono iscrivere i professionisti (commercialisti o avvocati), che abbiano svolto per almeno cinque anni effettivamente la professione. In ogni caso, però, manca il regolamento attuativo del decreto legislativo 14/2010 entrato in vigore il 3 marzo: «Siamo in attesa di capire cosa succederà – spiega Antonio Lo Mauro, componente del Consiglio dell'Ordine dei commercialisti di Palermo e delegato a presiedere la commissione funzioni giudiziarie – e senza il regolamento attuativo certo è difficile. Sappiamo che c'è una scadenza perentoria fissata nel 30 agosto, giorno in cui arrivano a scadenza i 180 giorni previsti dal decreto e anche il presidente nazionale Claudio Siciliotti ha inviato una circolare per prepararsi per tempo rispetto alla scadenza. Il nostro obiettivo è quello di evitare che si crei una casta e di aiutare i professionisti a inserirsi in questo settore importante. un settore in cui non esistono testi e quindi è importante riuscire a portare la propria esperienza». Quest'ultimo obiettivo viene perseguito con il protocollo che il rettore dell'Università di Palermo Roberto Lagalla, il direttore dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati Mario Morcone e il capo della Direzione nazionale antimafia Pietro Grasso, Fiandaca per il Dems e Costantino quale direttore del corso hanno firmato all'inizio di luglio a Reggio Calabria. Tra i punti qualificanti del protocollo la collaborazione tra Agenzia e Dna con l'ateneo di Palermo per la definizione delle linee guida come previsto comma 4 dell'articolo 3 della legge 50/2010 che ha convertito il decreto legislativo in fatto di linee guida di amministrazione, assegnazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati e la possibilità per chi frequenta il corso di alta formazione di svolgere un periodo di tirocinio presso una delle sedi dell'Agenzia o presso la direzione nazionale antimafia.