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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 08:17.
Nella nuova geografia degli scambi commerciali si consolidano alleanze tra paesi culturalmente lontani. È il caso di Africa e Cina, «protagonisti di un asse molto interessante» che l'Italia dovrebbe sfruttare, come spiega Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace, la società di assicurazione del credito all'export controllata dal ministero dell'Economia.
Dottor Castellano, come stanno cambiando le necessità di copertura finanziaria delle aziende italiane che decidono di andare all'estero?
La copertura dei rischi degli investimenti sta diventando sempre più importante proprio perché l'attenzione di chi vuole esportare deve indirizzarsi verso paesi sempre più lontani, non solo da un punto di vista geografico ma anche culturale. Vendere beni di consumo in America o in Pakistan è diverso per chi decide di assumersi un rischio di credito.
La crisi ha frenato i flussi commerciali verso l'estero?
C'è stato un aumento notevole sia del rischio di controparte sia della liquidità. Ecco perché proprio in un'ottica di export sarà importante che non solo l'Italia ma anche l'Europa garantiscano alle imprese un maggior accesso al credito, tenendo conto che la competitività delle nostre aziende dipende da tre fattori: prezzo, qualità della merce e condizioni di finanziamento.
E l'asse Cina-Africa?
È un esempio interessante. C'è una forte correlazione tra alcune dinamiche delle due economie: l'Africa subsahariana indirizza circa il 10% delle sue esportazioni in Cina. E allo stesso tempo gli investimenti diretti cinesi in Africa sono di 5 miliardi circa di dollari pari, curiosamente, al 10% del loro export. Lavorare di più in Africa potrebbe avere senso per aprirsi ad altri mercati.
In che settori?
Per esempio nell'agroindustria, che già registra una presenza importante dell'Italia, una filiera che coinvolge anche sotto-settori come la logistica, l'inscatolamento, l'imbottigliamento o i macchinari. Ma dobbiamo lavorare sui marchi, spostandoci da un'ottica export-centrica allo sviluppo e rafforzamento dei nostri brand. In Africa i nostri programmi per le aziende hanno riscosso molto successo e nel primo semestre 2010 abbiamo registrato nel complesso un aumento a doppia cifra delle attività.
Ci sono paesi che l'Italia può prendere a modello per come riescono a muoversi sui mercati internazionali?
Corea e Canada: fanno innovazione e sono dotati di ottime infrastrutture hi-tech.