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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 07:59.
La posizione della Ue è stata chiara. La lettera che il direttore generale della Direzione impresa e industria, Heinz Zourek, ha inviato mercoledì al Governo italiano contiene una serie di quesiti e osservazioni sulla legge sul made in Italy. E rileva che la notifica della legge, arrivata in ritardo rispetto a quanto prevede la procedura, «è da considerarsi irregolare. In primo luogo – scrive Zourek – vorrei quindi invitare le autorità italiane ad informarmi delle misure che intendono adottare al fine di eliminare il vizio procedurale relativo alla notifica delle legge n°55 dopo la sua adozione».
A questo punto, sostiene Paolo Zegna, vicepresidente di Confindustria con la delegata per l'internazionalizzazione, «il Governo dovrà dare chiarimenti a Bruxelles. Poi vedremo quale sarà la nuova risposta della Ue. Nell'attesa però ritengo molto importante che il decreto attuativo, che la legge stessa prevede sia adottato entro quattro mesi dall'entrata in vigore (la scadenza è il 23 agosto, ndr), venga sospeso, congelato». Per Zegna la strategia da seguire deve essere quella di arrivare a un chiarimento definitivo sulla legge in sede Ue, e nel frattempo lasciare i decreti nel cassetto. Per quale motivo? «Per non aumentare ulteriormente la confusione» risponde il vicepresidente di Confindustria. E aggiunge: «Se si arrivasse a varare i decreti attuativi senza tener conto delle osservazioni di Bruxelles aumenterebbe la confusione, con il risultato che le aziende non saprebbero come comportarsi di fronte a una legge varata dall'Italia in aprile e che dovrebbe diventare efficace dal 1° ottobre. Legge che però non ha ottenuto il via libera della Ue, proprio perché tocca una materia di sua competenza esclusiva e non dei singoli stati membri».
Dunque, fermi tutti. Meglio verificare prima la compatibilità della legge con le regole Ue (una compatibilità che appare molto improbabile) e poi procedere con le norme attuative. Altrimenti si rischia solo di pagare un conto salato. Perché il pericolo di una sanzione è dietro l'angolo.
Anche sul fronte tecnico-giuridico la confusione è al massimo: «Parlare di intoppi è dir poco. Questa legge è la cronaca di una morte annunciata» sostiene Cesare Galli, avvocato bresciano, docente di diritto industriale all'Università di Parma, considerato uno dei massimi esperti in materia di proprietà intellettuale. «Nel merito – spiega Galli – le norme della legge Reguzzoni-Versace sono chiaramente in contrasto col diritto comunitario, anche per quanto riguarda, ad esempio, il fatto che un prodotto per fregiarsi dell'indicazione made in Italy debba aver subito nel nostro paese due fasi di lavorazione, tra cui però non è necessariamente compresa l'ultima: una regola in conflitto con il Codice doganale comunitario. Non resta dunque che sperare – conclude Galli – che il Governo intervenga per chiarire la situazione al più presto, sospendendo la legge n°55. O quanto meno che emani una circolare che prescriva alla autorità periferiche, anzitutto all'Agenzia delle dogane, di attenersi alle indicazioni della Commissione, disapplicando la legge».