Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2010 alle ore 08:12.
Il più grande fra gli studi coinvolti opera fra Prato e Firenze, segue la contabilità di 400 persone fisiche e 50 società e ha un titolare donna. Di grandi dimensioni anche uno studio, retto in questo caso da un professionista di sesso maschile, che opera nel Bolognese: 400 soggetti da seguire. In entrambi i casi, sono tutti cinesi.
Proprio come i titolari di questi studi di dottori commercialisti – tutti tranne uno – così come i praticanti. La guardia di finanza non fa nomi e non fornisce ulteriori dettagli perché al momento questi studi non sono stati raggiunti da provvedimenti. «Una cosa tuttavia possiamo dire: alcuni di questi studi – spiega Fulvio Bernabei, comandante provinciale a Ferrara – hanno dimensioni di tutto rilievo. E anche la posizione in cui sono ubicati, nelle città, lo denota». Niente effigi della propria appartenenza etnica però: vengono descritti come studi discreti, eleganti e in nulla differenti rispetto a quelli dei professionisti originari di casa nostra.
Del resto, parliamo di giovani italiani a tutti gli effetti, di origine cinese ma di seconda generazione, nati in Italia o arrivati nel nostro paese al seguito di genitori che hanno ingrossato la schiera di piccoli imprenditori e terzisti, attivi soprattutto nel tessile.
L'età di questi professionisti si aggira intorno ai 30 anni, con alle spalle una carriera universitaria anche brillante. «Ce ne sono di laureati a pieni voti in università come Bologna o Milano», aggiunge Bernabei puntualizzando che nel corso dei sopralluoghi si sono mostrati gentili, fornendo tutta la possibile collaborazione.
Gentili, giovani, dinamici e in crescita. Il business c'è ed è stato fiutato se è vero che «in Abruzzo – spiega il comandante della Gdf di Ferrara – ho saputo di un istituto tecnico commerciale in cui su 21 iscritti 20 sono di origine cinese». Il perché è presto detto. In sede d'iscrizione, alla domanda su quali fossero le ispirazioni professionali, le risposte più gettonate erano: imprenditori e consulenti d'azienda. In pratica la chiave d'accesso a un Eldorado popolato da una miriade di aziende con titolari cinesi che vorrebbero poter avere a che fare solo con colletti bianchi della propria etnia.