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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2010 alle ore 08:01.
ROMA
È ancora polemica sui campi illegali di mais transgenico seminati in Friuli. Tra agricoltori, associazioni di ambientalisti e consumatori che paventano rischi di contaminazione delle colture convenzionali, e un mondo trasversale composto da altri produttori agricoli, istituzioni e ricercatori che sostengono il contrario.
Ieri a Vivaro e Fanna (Pordenone) sono arrivati gli ispettori inviati da Roma dal ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, per monitorare la situazione, prelevare campioni di mais e riscontrare eventuali tracce di Ogm oltre la soglia di legge (0,09%). E la Coldiretti ha sospeso il presidio (non la mobilitazione) organizzato da venerdì davanti ai campi incriminati.
Ma la tensione resta alta. E alcuni luoghi comuni non aiutano a fare chiarezza. Così Francesco Sala, docente di Botanica e biotecnologia delle piante all'Università di Milano, che di ricerca biotech si occupa da almeno vent'anni anche per conto di Stati Uniti, Francia e Cina, prova a spiegare che il vero rischio è la disinformazione. «Il mais geneticamente modificato non fa male alla salute – esordisce – e non dimentichiamo che il 92% della soia e il 55% del mais che importiamo in grandi quantità e che finisce nei nostri piatti è Ogm».
In Italia, però, la legge li vieta. «In Italia la coltivazione è bandita e la ricerca ha le mani legate – precisa Sala – ma importarli non è illegale. E proprio per rispettare le leggi sono controllati in modo più stringente, quindi sono anche più sicuri. Senza contare che il mais biotech rende il 30% in più, per cui, giustamente, molti agricoltori si chiedono perché devono perdere in competitività rispetto ai loro colleghi spagnoli e francesi che invece possono coltivarli».
Nel nostro paese apposite commissioni sono ancora al lavoro per capire se ci sono margini di apertura. «Io ho fatto parte di quelle commissioni che però ho smesso di frequentare cinque anni fa, perché vengono riunite per rimandare il problema, non per risolverlo».
Ma il dubbio sulle contaminazioni è plausibile? «Americani e spagnoli hanno investito fior di quattrini, anche in Italia, per verificare i rischi di contaminazioni in campo. E hanno appurato che il polline di mais può interessare piante Ogm-free non oltre i 5-10 metri. È stupido sostenere che ci siano contaminazioni oltre queste distanze».