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Strapotere pay-tv e crisi economica svuotano le curve

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2010 alle ore 08:35.

Per qualcuno la colpa sta proprio nel vecchiume dello strumento, per altri è colpa invece dell'elemento novità: la tanto discussa tessera del tifoso. Fatto sta che le campagne abbonamenti delle maggiori società di serie A sono in picchiata. Con le pay tv sempre più diffuse, la crisi che si fa sentire, lo spezzatino che mette un grosso punto interrogativo sulle date e non permette una pianificazione ottimale degli impegni. Chiaramente, e non è una sorpresa, in controtendenza va chi ancora viaggia sulle ali dell'entusiasmo.

Ed ecco, dunque, che gli abbonamenti dell'Inter vanno via come il pane. Il ciclone Mourinho è già preistoria ma la cavalcata trionfale della scorsa stagione si traduce in una fidelizzazione senza precedenti che ha già fatto schizzare gli abbonamenti a 34.200, con 21 mila vecchi abbonati che si sono precipitati a rinnovare, anche con un pizzico di scaramanzia, la propria poltrona alla Scala del Calcio. In 2.300 hanno addirittura approfittato della proposta della società che ha offerto un pacchetto che consente di abbonarsi per tre stagioni, a prezzo bloccato e con uno sconto del 5%. La prospettiva è quella, più che plausibile visto il trend, di superare il dato dello scorso anno.

Per il Milano, invece, si registra comunque un calo del 5% sulle prelazioni e del 23% in totale (16mila abbonati fino a questo momento) rispetto allo stesso periodo della scorsa stagione. La campagna abbonamenti resterà comunque aperta fino alla seconda giornata di campionato. Numeri molto vicini a quelli della prima fase di campagna abbonamenti della Juventus che ne ha venduto in regime di prelazione 11.400 ed ora procede con le vendite libere lamentando, al momento, un 22,5 % di calo rispetto allo scorso anno.

La caratteristica che accomuna Inter, Milan e Juventus, e che implica una riflessione supplementare, è la provenienza dei tifosi abbonati che non sempre (e più che mai nel caso dei bianconeri) vivono nella città che ospita le gare casalinghe della squadra. Le partite sempre più spalmate nel corso della settimana e non sempre annunciate con sufficiente anticipo, soprattutto nel periodo di coincidenza con le competizioni europee, rendono più difficoltosa l'organizzazione delle trasferte e finiscono col rendere poco appetibile la convenienza di un abbonamento prepagato.

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Da casa Lazio non nascondono, invece, che il problema vero sia l'avversione alla tessera del tifoso. Gli abbonamenti sono in caduta libera, solo 5mila fino a questo momento. Basti pensare che dei 10mila posti in curva occupati lo scorso anno dallo zoccolo duro della tifoseria ne sono stati confermati solo 600. Nessuna notizia dall'altro fronte romano che protegge i dati rifiutando di diffonderli a campagna aperta.

Top secret, comprensibile, anche da Napoli dove la campagna è aperta da poche ore e qualunque numero sarebbe per nulla indicativo. Il Bologna è in linea con la scorsa stagione e gli abbonamenti venduti, anche quest'anno, si aggirano sugli 8mila. È boom di entusiasmo invece in casa Preziosi dove la ricca e ambiziosa campagna acquisti della società ha scatenato la febbre rossoblù dei tifosi del grifone che si sono accaparrati già 17mila abbonamenti.

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