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Economia Lavoro

La «quarta settimana» inizia già a metà mese. Lo conferma una ricerca di Federdistribuzione

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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2010 alle ore 08:57.

Altro che crisi della quarta settimana. Il taglio degli acquisti e dei consumi per le famiglie italiane comincia già pochi giorni dopo l'accredito dello stipendio, a partire dalla seconda settimana del mese. A certificare il fenomeno è un'analisi quantitativa condotta dall'università di Bologna per conto di Federdistribuzione sul panel Homescan di Nielsen, che raccoglie informazioni giornaliere sugli acquisti di beni di largo consumo (alimenti, bevande, beni per la cura della persona e della casa) e di prodotti freschi (frutta e verdura).
Tutti dati riferiti a un campione di famiglie italiane stratificato per area geografica, ampiezza del nucleo familiare, reddito per adulto equivalente ed età del capofamiglia. La ricerca è stata condotta confrontando i dati del 2007 (anno pre-crisi) con quelli relativi al periodo settembre 2008-agosto 2009, mesi in cui gli effetti della recessione hanno iniziato a farsi sentire in modo massiccio.

I beni di largo consumo
Il carrello dei prodotti di largo consumo si fa sempre più leggero: se nel 2007 gli acquisti delle famiglie sono calati del 10% tra il giorno di paga e la fine del mese, con una flessione decisa a partire dalla terza settimana, nel 2009 la caduta è stata più marcata (-12,2%) e ha preso avvio già alla metà del mese, con i nuclei più disagiati a registrare un gap negativo del 21% (in netto peggioramento rispetto al -16% del 2007).
L'esistenza di un ciclo negli acquisti non significa, però, che anche i consumi seguano lo stesso trend. «Le famiglie potrebbero impiegare in modo costante i beni accumulati nella propria dispensa a inizio mese - si legge nello studio dell'Università di Bologna -, senza che vi sia alcuna caduta dei consumi effettivi nella quarta settimana».

I prodotti freschi
Sono invece frutta, verdura e tutti i prodotti ad alta deperibilità a rispecchiare in modo fedele gli effetti della crisi sulle famiglie italiane. Per questi beni, infatti, è legittima l'ipotesi che i consumi settimanali siano equivalenti agli acquisti, visto che si tratta di alimenti che non possono essere conservati per lungo tempo. Se nel 2007 si osservava una caduta dei consumi del 4,3% nella terza settimana, seguita da una ripresa nei giorni successivi che riportava a un sostanziale pareggio (-1%) rispetto a inizio mese, la fotografia del 2009 è ben diversa. Lo scorso anno i consumi per adulto di frutta e verdura si sono ridotti marcatamente, passando da circa 3,1 a poco meno di 2,8 chilogrammi per settimana. Inoltre, il trend mensile si è fatto più netto: ormai la caduta comincia dalla seconda settimana del mese di paga, prosegue costantemente e raggiunge alla fine quota -6,3 per cento.

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Tags Correlati: Consumatori | Federdistribuzione | Università degli studi di Bologna

 

L'austerity tocca in primis le famiglie con maggiori problemi di liquidità, che hanno tagliato i consumi del 10% tra l'inizio e la fine del mese. Al contrario, nei nuclei più agiati non si evidenzia alcun trend discendente, anche se il "fabbisogno" settimanale per adulto di frutta e verdura è comunque più basso del 9% rispetto al 2007.

«I dati confermano che le famiglie, soprattutto quelle con minore disponibilità economica, fanno fatica a sostenere nell'arco del mese livelli di consumo coerenti con i loro bisogni – commenta Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione -. I cambiamenti in atto sono ormai strutturali: la crisi ha lasciato un segno pesante sui consumatori, che sono diventati più razionali e selettivi nelle decisioni di acquisto». Secondo Barberini, «non si rinuncia alla qualità per certi prodotti a cui si attribuisce un valore, anche emozionale, mentre per altri si punta al risparmio, dovendo fare i conti con una minore disponibilità economica. Ciascun consumatore esprime quindi differenti necessità in relazione alle diverse merceologie: riuscire a soddisfarle tutte è la sfida che abbiamo davanti». Tre le leve a disposizione: «Una maggiore concorrenza tra operatori - conclude Barberini -, una gamma allargata di prodotti e una più ampia incidenza delle promozioni».

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