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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2010 alle ore 08:05.
«Commentare la sentenza su di un caso di cui non si conoscono gli atti giudiziari, né l'esito preciso dell'istruttoria, non è possibile». Il giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino non può, e correttamente non vuole, entrare nel merito della decisione del Tribunale lucano in merito al reintegro dei tre operai della Fiat di Melfi.
Più in generale, cosa può significare la sentenza del Tribunale del lavoro?
Quello che si può dire, in linea generale, è che il licenziamento, motivato sostanzialmente soltanto dall'attività sindacale del lavoratore è vietato. Altrettanto sicuramente è vietato il comportamento del lavoratore, sindacalista o no, che nel corso di uno sciopero compia atti mirati ad impedire il lavoro di altri dipendenti, o comunque il processo produttivo.
È evidente che azienda e sindacati abbiano valutazioni opposte sulla gravità dei comportamenti. Come si esce dall'impasse?
Quanto grave sia questo illecito, e quale sanzione disciplinare possa considerarsi giustificata, dipende dalla gravità del danno causato, dalle circostanze, dall'esito dell'istruttoria in proposito.
Dunque non è possibile generalizzare, arrivare ad una valutazione standard?
Assolutamente no, ogni caso è diverso dall'altro.
I licenziamenti di Melfi, e ora la sentenza del tribunale, possono rappresentare un segnale di inizio di un periodo di scontri sindacali trasferiti dai cancelli delle fabbriche alle aule dei palazzi di Giustizia?
Bisogna ricordare che è assolutamente normale che i licenziamenti disciplinari siano seguiti dai contenziosi giudiziari. Eventuali scontri sull'accordo di Pomigliano sarebbero di natura molto diversa.
Ma il clima, all'interno del gruppo Fiat, si sta surriscaldando.
Indubbiamente il clima che si sta creando è di tensione, accentuato dalla contrarietà agli accordi di una parte sindacale.
Esiste una strada per superare gli attuali contrasti tra le organizzazione?
Sarebbe auspicabile che, mediante accordi sindacali, o in via sussidiaria per legge, si introducesse un criterio preciso di legittimazione della coalizione sindacale maggioritaria a stipulare accordi del tipo di quello di Pomigliano.
Un intervento di questo tipo cosa potrebbe comportare e quali effetti potrebbe avere?
Sicuramente contribuirebbe a stemperare le tensioni, regolando il caso, ormai molto frequente, di dissensi insanabili tra sindacati.
Andiamo, dunque, verso una fase caratterizzata da un incremento degli accordi separati?
Gli accordi separati non sono un'anomalia, forse è più strana l'unanimità. Le minoranze esistono e il dissenso non deve far paura, ma deve essere previsto e, possibilmente, governato.
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