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Economia Aziende

Oggi la decisione sull'insolvenza di Tirrenia

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Questo articolo è stato pubblicato il 12 agosto 2010 alle ore 08:05.

GENOVA - I giudici del tribunale fallimentare di Roma decideranno probabilmente oggi il destino di Tirrenia. Intanto scoppia la guerra, a colpi di querele annuciate, tra il patron di Moby, Vincenzo Onorato, e il segretario generale della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia. Insomma, gli animi intorno alla vicenda Tirrenia sono tutt'altro che calmi, anche a fronte dello sciopero dell'intera flotta proclamato, per il 30 e 31 agosto, da Uiltrasporti.

Ieri nella sezione fallimentare del tribunale di Roma, si è aperta l'udienza per la dichiarazione dello stato d'insolvenza di Tirrenia, in base all'istanza presentata dal commissario straordinario della compagnia, Giancarlo D'Andrea, dopo il fallimento della gara per la privatizzazione. Il collegio è presieduto da Ciro Monsurrò, delegati Francesco Turisano e Fabrizio Di Marzio. Pm è Maria Francesca Loy, che si occupò anche della vicenda Alitalia. All'udienza hanno preso parte Andrea Zoppini e Aristide Police, legali di D'Andrea.

Dopo una discussione di poco più d'un ora i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. Sotto esame anche il ricorso dell'avvocato di Uiltrasporti, Massimiliano Vannicola. Il sindacato sostiene che competente per la vicenda non sia il tribunale di Roma ma quello di Napoli, dove ha sede legale la società. Nel ricorso, inoltre, si chiede, «in subordine», il rigetto della dichiarazione d'insolvenza «per carenza assoluta di presupposti». Infatti, «a prima vista tale insolvenza non appare, ma sembra solo provocata ad arte dal socio unico (Fintecna, ndr) che ha, all'ultimo momento, rifiutato di vendere la società in bonis a chi si faceva carico di tutti i debiti societari»; cioè Mediterranea holding, spa partecipata al 37% dalla Regione Sicilia.
Da commenti raccolti a margine dell'udienza, si apprende che D'Andrea ha tenuto una relazione sull'azienda, spiegando i motivi per cui si è richiesta l'insolvenza (fra i quali il fatto che il 30 settembre scadranno le convezioni per i fondi statali di Tirrenia) e quelli per cui è stato scelto il tribunale di Roma per l'istanza. Il commissario avrebbe sostenuto che le decisioni più importanti del gruppo sono sempre state assunte dalla capitale, mentre nelle sedi di Genova, Venezia e Napoli c'erano solo attività di amministrazione esecutiva. Uscendo dal tribunale, Police, che nel 2008 fu presidente per quattro mesi di Alitalia, ha spiegato che la decisione sulla competenza territoriale è distinta da quella sull'insolvenza, aggiungendo: «Confidiamo di aver scelto bene il giudice competente».

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Tags Correlati: Alitalia | Aristide Police | Ciro Monsurrò | Fabrizio Di Marzio | Franco Pecorini | Giuseppe Caronia | Maria Francesca Loy | Mediterranea | Napoli | Siremar | Tirrenia | Trasporti e viabilità | Uiltrasporti | Vincenzo Onorato

 

L'esito dell'udienza è atteso per oggi. Nel caso arrivasse la dichiarazione d'insolvenza, che pone il gruppo sotto l'egida della legge Marzano, il commissario potrà subito, trattandosi di una società che opera in trasporti di pubblica utilità, procedere alla ricerca di acquirenti degli asset che intenderà cedere o, per esempio, decidere di alienare Tirrenia divisa dalla regionale siciliana Siremar. La privatizzazione in contemporanea delle due società, infatti, è stato uno dei motivi che hanno determinato il fallimento della gara.
Sulla vicenda è intervenuto ieri l'armatore Onorato, il quale sostiene che «un eventuale sciopero il 30 e 31 agosto della Tirrenia decreterebbe la definitiva fine della compagnia». Il patron di Moby ha ribadito di essere pronto a rilevare la compagnia, scorporata però della Siremar, aggiungendo che Tirrenia è stata per decenni «un duumvirato» dell'ex a.d. Franco Pecorini e Caronia. Un'affermazione che non è piaciuta affatto al segretario di Uiltrasporti, il quale ha replicato che querelerà l'armatore aggiungendo, tra l'altro, che, presso la Moby, i lavoratori che esprimono il «desiderio di aver riconosciuti i loro diritti contrattuali rischiano di essere licenziati». Frase su cui Onorato promette, a sua volta, querela nei confronti del sindacalista.

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