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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 08:11.
Vino, mozzarella, prosciutto San Daniele e arredamento per la casa. Ma anche occhiali da sole, antibiotici, sistemi di cablaggio, microelettronica e tecnologie per le infrastrutture di rete elettrica come turbine, generatori e e pannelli solari: sono questi i prodotti punta di diamante delle esportazioni del made in Italy in tutto il mondo.
Secondo un'indagine della Fondazione Edison nei primi mesi dell'anno l'agroalimentare si è classificato al primo posto della graduatoria per l'export. A trainare le vendite all'estero (+11% da gennaio ad aprile), in particolare, i comparti lattiero-caseario (+19%) e il vino (+8,4%). Record di crescita anche per il prosciutto San Daniele: lo scorso anno oltre 2,7 milioni di prosciutti con il marchio Dop sono partiti dalle aziende del comune friulano verso tutto il mondo: il numero più alto di prosciutti movimentati in un anno, nel quasi mezzo secolo di storia del Consorzio del prosciutto di San Daniele. In particolare, si è registrato un record di vendite (+36%) del pre-affettato in vaschetta. Significativa la ripresa delle vendite negli Stati Uniti che, dopo un anno difficile, hanno registrato un incremento del 30% nell'ultimo bimestre. Leader del made in Italy all'estero tra i formaggi, invece, mozzarella e altri freschi (+21%), asiago, caciocavallo, montasio e ragusano (+20%), grana padano e parmigiano reggiano (+12%), italico e taleggio (+11%).
«I trend interessanti che l'export dell'industria alimentare sta mettendo a segno negli ultimi mesi – commenta il presidente di Federalimentare, Giandomenico Auricchio – potrebbero essere messi a rischio dalle speculazioni al rialzo che si stanno profilando nelle quotazioni internazionali delle commodity di alcune filiere. L'esperienza del 2007-2008 è ancora fresca e dimostra che l'industria alimentare è del tutto estranea a tali fenomeni, ma ne è invece vittima, per le penalizzazioni in termini di competitività che ne derivano, tanto più gravi in una fase delicata come quella attuale, di ripresa graduale dei mercati internazionali e di perdurante pesantezza del mercato interno».
Tra i motori che spingono la ripresa delle esportazioni di made in Italy c'è anche il vino (+8,4% nel primo quadrimestre) con Germania e Stati Uniti tra i primi consumatori. Particolarmente apprezzati sono i vini che provengono da micro-aree e da vitigni autoctoni come il Morellino di Scansano, il Bianco di Custoza o il Negroamaro. Nel Regno Unito il prosecco sta sbaragliando lo champagne grazie al miglior rapporto qualità-prezzo.