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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2010 alle ore 08:01.
GENOVA
Tirrenia di navigazione da ieri è in stato di insolvenza. Lo ha accertato e dichiarato il Tribunale di Roma, con una sentenza che rigetta anche il ricorso di Uiltrasporti basato sulla tesi che i giudici competenti fossero quelli di Napoli, dove l'azienda ha sede legale. Il provvedimento non ferma naturalmente, nel periodo di massima affluenza estiva, l'operatività della compagnia né i traghetti, che (salvo lo sciopero proclamato da Uiltrasporti per il 30 e 31 agosto) continuano il loro servizio.
Per Tirrenia, però, si apre una fase delicata che può portare alla vendita di asset o rami d'azienda. Rassicurazioni sono arrivate dal ministro dei Trasporti, Altero Matteoli: «Il governo e l'amministratore straordinario di Tirrenia – si legge in una nota – non hanno alcuna intenzione di suddividere le attività aziendali della società di navigazione. Non ci sarà quindi il cosiddetto spezzatino. Desidero rassicurare i lavoratori che è intendimento del Governo di procedere, con la collaborazione dei sindacati e attraverso la legge Marzano, alla privatizzazione di Tirrenia, salvaguardando i livelli occupazionali ed assicurando, nell'interesse della collettività, i collegamenti marittimi». In ogni caso, uno dei primi atti che il commissario, Giancarlo D'Andrea, potrà portare avanti è la richiesta di fallimento della controllata Siremar, di cui lui stesso è amministratore unico, in modo da far entrare la società nella procedura principale di amministrazione straordinaria. Un iter simile a quello adottato per Alitalia Servizi (di cui proprio D'Andrea è stato presidente in fasi cruciali) rispetto ad Alitalia. Un ulteriore passaggio sarà verificare le concessioni. Tanto più che la Marzano bis prevede, per aziende con procedure in regime di proroga, come le concessioni di Tirrenia, in scadenza il 30 settembre, un'ulteriore proroga di 12 mesi che non sarebbe soggetta a provvedimenti d'infrazione dell'Ue.
Tornando alla sentenza di ieri, il tribunale ha accolto in pieno le tesi del commissario e dei legali che lo assistono, Andrea Zoppini e Aristide Police (già presidente di Alitalia nel 2008). I quali, nella relazione depositata, hanno indicato che, alla data del 31 luglio, le risorse umane di Tirrenia «ammontavano a 1.646 unità» e i debiti arrivano «complessivamente a 646,6 milioni». I giudici hanno, quindi, dichiarato lo stato d'insolvenza accertando un «grave e irreversibile stato di crisi finanziaria, determinante l'attuale assoluta illiquidità della società». In particolare, rileva il tribunale, «la situazione contabile, aggiornata al 4 agosto 2010, significa che l'ammontare dei debiti già scaduti verso creditori non strategici è pari a circa 15 milioni di euro; l'ammontare dei debiti verso banche a breve ammonta a circa 227 milioni; mentre la debitoria a medio e lungo termine è di circa 182 milioni; l'ammontare dei debiti verso società di factoring è pari a circa 36 milioni; l'ammontare dei debiti verso le ex controllate è pari a 29 milioni; a fronte di ciò la liquidità è, praticamente, azzerata, corrispondendo a euro 18.506».