Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2010 alle ore 08:04.
Augusto Grandi
Da Bolzano alla Sardegna: undici regioni italiane e una provincia autonoma aderiscono all'European network Ogm-free: sono Alto Adige-Südtirol, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria.
A queste si aggiungono le amministrazioni che, pure in assenza (per ora) di specifiche prese di posizione in merito, si sono espresse con chiarezza contro le colture geneticamente modificate. Come la Campania, in cui hanno adottato formali delibere Ogm free tutte le 5 Province, 182 Comuni e 7 Comunità montane. O il Friuli-Venezia Giulia, epicentro della vicenda: qui, a Vivaro (Pordenone), il 9 agosto scorso, 3.500 metri coltivati a mais sono stati distrutti in un blitz organizzato da 60 giovani dei centri sociali del Nord-Est. Ieri il ministro per le Politiche agricole Giancarlo Galan ha confermato che «a giorni si avranno i risultati delle analisi relative alla presenza o meno di Ogm nei terreni di Giorgio Fidenato e in quelli confinanti. Le analisi sono state affidate all'Ersa, l'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, alle dipendenze della Regione Friuli».
«Solo la chiusura di Ferragosto ci ha impedito di presentare agli uffici regionali un progetto di legge, ma a settembre saremo pronti – spiega Danilo Narduzzi, capogruppo Lega Nord ed ex assessore all'Agricoltura –. Già sette anni fa avevamo fatto un accordo allargato alla Carinzia per la tutela delle colture tradizionali, ora si tratta solo di riprendere il discorso». Lo stesso colore politico – il verde Lega – accomuna l'assessorato friulano, retto da Claudio Violino, e quello veneto, guidato da Franco Manzato. «Confermo che il Veneto della qualità, della tipicità e del valore aggiunto nella biodiversità sceglie di essere Ogm-free; di questo faremo un elemento di ulteriore valorizzazione per vendere l'ottimo Made in Veneto e incrementare il reddito delle nostre imprese».
Il Veneto ha il maggior numero fra le 132 Dop e le 78 Igp che vedono l'Italia primeggiare in Europa: un giro d'affari valutato in 5,2 miliardi alla produzione, che diventano 9,2 miliardi al consumo (un miliardo è l'export).