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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2010 alle ore 14:25.
Finita la pausa estiva in 4,5 milioni si apprestano a varcare i cancelli delle fabbriche e dei cantieri edili per la riapertura. Mentre circa mezzo milione di loro colleghi resteranno a casa, essendo ancora in cassa integrazione.
La situazione è cambiata rispetto all'estate del 2009, quando per effetto della crisi la quasi totalità delle industrie restarono chiuse per 4 settimane utilizzando lo stop delle vacanze come una sorta di ammortizzatore sociale, in attesa di una congiuntura migliore.
Ferie più brevi per la ripresa
Secondo gli osservatori territoriali dei sindacati quest'anno in molti casi il periodo di ferie è stato programmato per 3 settimane, numerose imprese sono rimaste aperte una settimana in più per poter cogliere i timidi segnali della ripresa. Di fronte alle incertezze del quadro economico tra gli imprenditori ha prevalso un atteggiamento "attendista", a differenza dell'industria tedesca che per rispondere alla forte crescita di ordinativi ha sollecitato un taglio di 2 settimane di ferie (su un totale, però, di 6 settimane). «Se lo scorso anno le ferie più lunghe hanno consentito di rinviare l'apertura di un mese per far fronte alle difficoltà congiuturali – spiegano dal dipartimento Settori produttivi della Cgil – questa estate in molti casi le imprese hanno optato per una pausa di 3 settimane, con la possibilità di utilizzare la quarta settimana più in avanti».
A giugno l'Istat ha registrato una crescita della produzione industriale dello 0,6% rispetto a maggio (+8,1% rispetto a giugno 2009), la tendenza è stata confermata dall'Isae che per il terzo trimestre 2010 ha previsto «un'accelerazione della crescita, con un incremento produttivo del 3,5% rispetto al trimestre precedente», mentre «l'ultima parte dell'anno mostrerebbe un rallentamento». A beneficiare della fase espansiva sono alcuni comparti tipici del made in Italy e dei beni strumentali.
Le incognite di settembre
«C'è da interrogarsi se la ripresa degli ordinativi e l'export si tradurrano in una ripresa della produzione e se ci saranno effetti positivi sull'occupazione – commenta Giorgio Santini (Cisl) – purtroppo le tendenze positive di maggio e giugno sono state smentite dai dati sulla casa integrazione di luglio, e settembre presenta grandi incognite».