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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 12:55.
NEW YORK – Sono appena rientrato dal Bhutan, il regno sull’Himalaya dall’impareggiabile bellezza naturale, ricchezza culturale, e in grado di ispirare l’automeditazione. Dall’unicità di questo regno emergono ora una serie di questioni di natura economica e sociale che sono di pressante interesse per il mondo intero.
La geografia selvaggia del Bhutan ha favorito la crescita di un’impavida popolazione di agricoltori e pastori e ha contribuito a promuovere una forte cultura buddista, strettamente legata alla storia del Tibet. La popolazione è scarsa – circa 700.000 abitanti su un territorio grande quanto la Francia – con comunità agricole nascoste in valli profonde e un manipolo di pastori disseminato in alta montagna. Ogni valle è protetta da un dzong (fortezza), al cui interno si trovano monasteri e templi, che risalgono a secoli fa e che rappresentano magistralmente la commistione tra architettura sofisticata e belle arti.
L’economia del Bhutan, basata sull’agricoltura e sulla vita monastica, era autosufficiente, povera e isolata fino a pochi decenni fa, quando una serie di straordinari monarchi iniziò a guidare il paese verso la modernizzazione tecnologica (strade, energia, sistema sanitario moderno e istruzione), gli scambi commerciali (in particolare con la vicina India) e la democrazia politica. È incredibile la sollecitudine con cui il Bhutan sta affrontando questo processo di cambiamento, e come tutto questo sia guidato dal pensiero buddista. Il Bhutan si sta ponendo la domanda che dovrebbero farsi tutti: come può una modernizzazione economica fondersi con la solidità culturale e il benessere sociale?
In Bhutan, la sfida economica non è la crescita del prodotto interno lordo, ma quella della felicità interna lorda (Fil). Sono andato in Bhutan per comprendere meglio come funziona questo indice. Non c’è una formula, ma, come si confà alla serietà della sfida e alla profonda tradizione bhutanese di meditazione buddista, c’è un processo, attivo e importante, di discussione nazionale. Questo dovrebbe essere d’ispirazione per tutti noi.
Parte del Fil bhutanese ruota, naturalmente, intorno alla soddisfazione dei bisogni primari – migliore assistenza sanitaria, ridotta mortalità materna e infantile, maggiori risultati scolastici e migliori infrastrutture, soprattutto elettricità, acqua e strutture igieniche. Questa attenzione rivolta al miglioramento concreto dei bisogni primari ha senso per un paese con un livello di reddito relativamente basso come il Bhutan.