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Questo articolo è stato pubblicato il 25 agosto 2010 alle ore 20:03.
La ripresa economica si presenta con margini di incertezza, disomogeneità e discontinuità. Esattamente come è accaduto con l'arrivo della crisi che ha sorpreso «molti con la sua comparsa improvvisa». A parlare dal palco di Rimini, al meeting di Comunione e Liberazione, è il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha evidenziato come «con la globalizzazione siamo passati dall'età della certezza a quella dell'incertezza, dal G7 al G20».
Tremonti ha spiegato come per l'Europa «il gong della crisi abbia segnato la fine del mondo coloniale: prima potevamo vendere le merci come volevamo, ma oggi non è così, adesso tutto è competitivo, tutto è piano, tutto è simmetrico».
Il ministro ha quindi difeso la politica del Governo, dalla sicurezza, alla scuola, all'università, ai cantieri aperti, al contrasto alle emergenze. Ha poi rilanciato sulle riforme. Bisogna «riaprire il cantiere e individuare le cose da fare», ha detto. Tremonti traccia una strada condivisa per affrontare le urgenze del Belpaese. «È necessario - ha detto - immaginare tutti insieme una politica che sia mirata allo sviluppo». Il governo, ha aggiunto, «ha il dovere di disegnare un software, di disegnare strategie, ma non basta solo il governo, serve la collaborazione di tutti».
Tremonti ha rilanciato la grande riforma fiscale «ma solo sul presupposto della tenuta dei conti», ma che dovrà servire a «eliminare i vecchi regimi, semplificare le aliquote e dare spazio solo a tre agevolazioni: famiglia, lavoro e ricerca». Avevamo cominciato questo impegno, ha detto, poi è arrivata la Grecia e la nostra attenzione è stata distolta. Ora è necessario ripartire perchè «è il politico che firma l'assegno, ma se è scoperto sono le famiglie che lo pagano».
Tremonti ha poi invitato a rileggere gli scritti dell'ex segretario del Pci, Enrico Berlinguer sulla austerity. Sono datati 1977, ha sottolineato, «ma si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che può costituire una base politica di riduzione per i prossimi anni in tutta la UE».
Il ministro ha parlato anche di lavoro, evidenziando come «il Governo debba continuare la politica di combinazione tra capitale e lavoro avviata, da sviluppare non con la partecipazione dei lavoratori alla gestione, ma con una remunerazione calcolata sugli utili delle imprese». Tremonti ha poi avvertito che i «troppi diritti in fabbrica, mandano via le imprese». L'Europa, ha detto, dovrà rinunciare ai suoi standard elevati di tutela dei lavoratori perchè altrimenti le imprese continueranno a delocalizzare in altri continenti. «Non è il mondo che si può adeguare all'Europa - ha concluso - ma è l'Europa che si deve adeguare al mondo».