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Economia Lavoro

Allo stabilimento di Melfi il sindacato si spacca. Salta l'assemblea Fiom Cgil

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2010 alle ore 20:40.

Le Rsu alla Fiat di Melfi si sono oggi spaccate e la maggioranza composta da Fim, Uilm, Fismic e Ugl ha detto «no» all'assemblea richiesta Fiom, dalla Failm e dai Cub. I sindacati non hanno ritrovato l'unità sulla vicenda dei tre lavoratori licenziati per il presunto sabotaggio alla produzione durante uno sciopero e poi reintegrati dal giudice del lavoro. Alla condanna unanime del comportamento dell'azienda, che ai tre operai ha concesso il rientro in fabbrica solo per le funzioni sindacali, sono subentrate divisioni sulla gestione politica dell'accaduto.

La Fiom, venerdì scorso, aveva comunicato ai colleghi la convocazione dell'assemblea odierna con al primo punto il caso dei licenziamenti. Ieri, i metalmeccanici della Cgil avevano annunciato la partecipazione all'assemblea del segretario generale della categoria, Maurizio Landini. Ma la cosa non è piaciuta soprattutto a Cisl e Uil. Questa mattina, infatti, 33 delegati eletti (su 66) hanno chiesto alla Fiat il rinvio delle assemblee (una per turno) e convocato per il 2 settembre prossimo la riunione delle Rsu per stabilire la data di una nuova assemblea retribuita, l'ordine del giorno della stessa e le modalità organizzative.

«Sulle teste dei tre lavoratori della Fiat e dei due della Commer Tgs si sta giocando il futuro della classe operaia dell'intero Paese» - ha dichiarato davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat di Melfi, il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini che ha lanciato anche un appello all'unità sindacale «perché il diritto degli operai va difeso oltre ogni sigla». I metalmeccanici della Cgil volevano incontrare i 5000 dipendenti della Fiat Sata per parlare del licenziamento dei 3 colleghi, Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli, e del reintegro sul posto di lavoro disposto dal giudice.

«A Melfi - ha sottolineato Landini - si sta mettendo in atto un tentativo di sopprimere il diritto degli operai, non solo a lavorare ma anche a discutere e confrontarsi in assemblea». Riferendosi ai tre operai licenziati e reintegrati, Landini ha detto che «le richieste del Presidente della Repubblica, della Fiom e dei vescovi devono essere ascoltate, altrimenti si va verso un imbarbarimento sociale. Non abbiamo assolutamente intenzione di far passare l'idea che per lavorare si debbano cancellare i diritti. Questi tre lavoratori - ha concluso - devono tornare a lavorare».

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Tags Correlati: Antonio Lamorte | Attività sindacale | CGIL | Cisl | Cub | Failm | Fiat | Fiom Cgil | Giovanni Barozzino | Marco Pignatelli | Maurizio Landini | Melfi | Napoli | Uil | Vincenzo Scudiere

 

Sul tentativo della Fiat di cancellare il contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, Landini ha spiegato: «Il contratto è del 2008 ed è stato firmato anche da noi, e quindi è in vigore fino al 2011. Se la Federmeccanica sta discutendo di disdire il contratto, conferma che avevamo ragione: è ancora in vigore». Landini, parlando con i giornalisti, ha precisato che «fino ad ora la Fiom non ha ricevuto alcuna comunicazione da Federmeccanica». Secondo Landini, la richiesta di una disdetta del contratto «parte dal fatto che la Fiat sta mettendo pressione a Federmeccanica, e chiede esplicitamente che le deroghe fatte a Pomigliano d'Arco (Napoli) entrino nel contratto nazionale, mettendo in discussione il diritto di sciopero, non pagando i tre giorni di malattia e aumentando lo straordinario obbligatorio».

Intanto, mentre l'Ugl sceglie la strada del dialogo con Federmeccanica e di avviare la trattativa sulle deroghe al contratto» per tutte le aziende metalmeccaniche, la Cgil, con il segretario confederale Vincenzo Scudiere, ribadisce le critiche al comportamento del Lingotto. «La svolta autoritaria della Fiat - afferma - non può essere condivisa. Ci vuole rispetto delle posizioni e degli interessi diversi perchè si arrivi ai compromessi necessari. La Cgil non può dunque accettare assolutamente la linea della Fiat fatta di diktat e aut aut».

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