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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 22:43.
«Il problema del nostro paese non è la mancanza di occupazione, ma piuttosto il fatto che quel poco di offerta di lavoro che c'è sempre più spesso non riesce ad incontrare la domanda». Giordano Fatali parla da un osservatorio privilegiato, è infatti presidente di Hr Community, un network che ha al suo interno buona parte dei direttori del personale delle aziende italiane.
I numeri diffusi ieri dall'Istat confermano un dato inclemente: un giovane su quattro è senza lavoro. È una fotografia conforme alla realtà quella scattata dalla statistica?
Sicuramente il mercato è fermo, o meglio il mercato è stato fermo. La difficoltà maggiore però, quella che pesa sul presente e che soprattutto che peserà ancora più drammaticamente sul futuro, è la mancanza di incontro tra chi offre e chi cerca lavoro. Il vero problema è che per il lavoro che c'è, e non è pochissimo, non ci sono candidati.
Le ragioni? Cos'è esattamente che non funziona?
Innanzittutto manca un monitoraggio costante del mercato. È inoltre assente un sistema adeguato di diffusione delle informazioni. Di conseguenza chi cerca un lavoro si trova in molti casi disorientato. Questo riguarda i giovani, ma non solo. Il problema coinvolge anche il middle management e il top management. Tanto i giovani quanto i professionisti più maturi ignorano spesso le previsioni su quali saranno i settori e i ruoli con maggiori prospettive di crescita e di sviluppo. A questo bisogna unire le lacune del sistema formativo.
Vuol dire che la scuola resta ancora distante dal mondo delle imprese?
Esattamente. È poi diffusa un'idea troppo generica del lavoro. Le aziende quando ad esempio pubblicano un annuncio non cercano un "manager" o un "lavoratore" generico, cercano un professionista da inserire in un determinato settore con determinate competenze.
I dati Unioncamere-Excelsior elaborati dai Datagiovani sembrerebbero andare nella direzione da lei indicata: laureati o diplomati, le opportunità che ci sono sono comunque per chi ha una specializzazione.
Concordo.
Questi numeri indicano anche, se pur non in modo univoco, una ripresa delle assunzioni per i prossimi mesi. Anche con questo concorda?
Sì, diciamo che abbiamo scollinato. O per lo meno che abbiamo superato la fase più dura della crisi. C'è sicuramente una ripresa, anche se dobbiamo prepararci a una nuova frenata. Il mercato del lavoro dei prossimi anni sarà così: ripresa e stallo, ripresa e stallo.
Quali saranno i settori favoriti?
Difficile fare previsioni. Posso dire che più che un settore a tirare sarà l'area internazionale. Mi spiego: sul mercato vincerà sempre di più chi ha una super specializzazione, sa cioè fare una cosa e la sa fare solo lui, e ha lavorato all'estero per almeno due anni.