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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 10:14.
Ripresa sì, ma a passo lento. Mare piatto su borse e mercati valutari. Imprenditori, manager, professionisti, analisti e gestori guardano con fiducia alla situazione economica dei prossimi mesi, senza però attendersi fiammate dai listini azionari.
L'84% delle persone interpellate da Il Sole 24 Ore Radiocor per il sondaggio realizzato in occasione del Workshop Ambrosetti che comincia oggi è convinto che la ripresa ci sarà, ma per un lungo periodo proseguirà a ritmi piuttosto lenti. Non mancano i pessimisti, che rappresentano solo il 13% del panel complessivo (oltre 200 partecipanti), secondo cui esiste il pericolo di una nuova recessione. Pochi invece gli ottimisti: solo il 3% dei partecipanti al sondaggio stima che la ripresa continuerà a velocità sempre maggiore, fino a diventare forte.
I risultati del sondaggio
Nonostante la maggioranza di industriali, manager, professionisti ed esperti di mercato ritenga che la ripresa in atto continuerà, restano le preoccupazioni riguardo a un rallentamento della crescita dell'economia. Secondo Roberto Crapelli, amministratore delegato di Roland Berger Italia, c'e' effettivamente "il pericolo di una nuova recessione, limitato e di breve durata, soprattutto negli Stati Uniti" e la ripresa in atto, che "continuerà ma a ritmi molto blandi per lungo tempo, soprattutto per l'Europa", "non sarà una ripresa dell'economia come l'abbiamo vissuta nei passati 30 anni, ma sarà sofferta". Crapelli è convinto che "la velocità dipenderà dall'intensità e rapidità delle ristrutturazioni in corso delle imprese industriali e di servizi (comprese le banche) e dalla capacità della politica in Europa di proporre un modello di incremento della produttività del sistema di welfare e di conseguenza per il controllo del debito".
Nessuna sorpresa nel medio termine sul mercato valutario. Per la stragrande maggioranza (74%) del campione, infatti, nei prossimi sei mesi il cambio euro/dollaro resterà invariato intorno a 1,25-1,30 euro. Il resto degli intervistati si divide sostanzialmente in misura paritetica: oltre il 13% è convinto che la moneta unica si rafforzerà dirigendosi verso quota 1,40, con il biglietto verde che arresterà la rimonta sull'euro; al contrario il 12,7% crede in una continua ascesa del dollaro, con il rapporto di cambio che andrà gradualmente verso la parità. Massimo Pini, vicepresidente di Fonsai, accende i riflettori sul fattore inflazione. "A complicare lo scenario", ha sottolineato Pini, "va considerato il rischio inflazione, perché le banche centrali continuano a immettere liquidità nel sistema e, alla fine, dovrà essere trovato il modo per pagare il conto". Gli intervistati hanno pochi dubbi anche sull'andamento di Wall Street nel medio termine, mentre vi sono maggiori incertezze su Piazza Affari. Nell'era della globalizzazione, è sbagliato, però, separare Vecchio Continente e Stati Uniti. "L'Europa sta andando meglio", ha sottolineato Domenico Siniscalco, presidente di Assogestioni, "ma pensare che risulti immune dalle possibili difficoltà dell'economia americana è del tutto illusorio perché il mercato dei capitali è un solo".