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Economia Politica economica

Slitta l'intesa su debito e sanzioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2010 alle ore 08:05.

Accordo di massima sulla «sessione di bilancio comunitaria», che dal prossimo anno costituirà con il «semestre europeo» il nuovo strumento per rafforzare la vigilanza preventiva sui conti pubblici. Nulla di fatto sugli altri due punti qualificanti del progetto della nuova governance europea: la definizione dei criteri in base ai quali si determinerà il parametro del debito, e le sanzioni per i paesi che non mostrino un «sufficiente ritmo di riduzione» del loro passivo verso il target del 60% del Pil. Passaggi tutt'altro che secondari, per i quali sarà necessario un ulteriore «supplemento di istruttoria».
La riunione serale della «task force» guidata dal presidente permanente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, non ha consentito di dipanare i nodi sul tappeto. Lo certifica uno stringato comunicato emesso al termine della riunione. Nessun testo, per ora, da sottoporre al vertice dei capi di Stato e di governo il prossimo 16 settembre. Van Rompuy si limiterà a una «comunicazione verbale» sul percorso di avanzamento avviato nell'ultimo incontro di giugno. Il via libera potrebbe a quel punto seguire con il successivo appuntamento di ottobre. Su tempi e contenuti del nuovo patto di stabilità, l'ultima parola spetta in oggi caso oggi all'Ecofin.

«Le sanzioni dovrebbero essere una normale conseguenza, quasi automatica, se i patti vengono infranti», è il parere del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. Al contrario, per il ministro delle Finanze spagnolo, Elena Salgado, non appare percorribile l'ipotesi di sospensione dei fondi comunitari: «Userei prudenza con i fondi strutturali. Le sanzioni economiche con multe sono già previste nel patto». Quanto all'eventualità di sospendere i diritti di voto ai paesi sottoposti a procedura per debito eccessivo (è la Germania schierata su questa linea), il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, taglia corto: «Non appare possibile ritirare il diritto di voto». Novità che comunque richiederebbe la modifica dei trattati.
Un accordo alla fine si troverà, sulla base di una possibile base di compromesso tra la linea "rigorista" franco-tedesca e quella più "flessibile" di gran parte degli altri paesi. Si parte comunque dalla comune volontà di rafforzare «il braccio preventivo» del patto di stabilità, quello che ha mostrato le maggiori lacune sotto i colpi della crisi e del rischio default della Grecia. L'intesa, peraltro già raggiunta lo scorso 17 giugno, è che i nuovi criteri di sostenibilità del debito debbano comprendere una serie più articolata di parametri.

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Tags Correlati: Ecofin | Elena Salgado | Herman Van Rompuy | Jean-Claude Juncker | Politica

 

Tra questi (è un'esplicita richiesta italiana, oltre che francese e belga), la nuova versione del debito aggregato comprensivo dell'indebitamento pubblico e privato, ma anche la composizione stessa del debito, la spesa pensionistica prevista nel medio termine (sulla quale eccepiscono però alcuni del paesi dell'est). Si procede a piccoli passi, nella tradizione del faticoso percorso di avanzamento europeo. Dal prossimo anno sarà Bruxelles a indicare gli orientamenti in base ai quali i singoli paesi costruiranno le rispettive manovre di bilancio. Ad aprile, accanto all'aggiornamento dei singoli programmi di stabilità, dovrà essere presentato anche il piano delle riforme strutturali. La Commissione esprimerà il suo giudizio, e nel mese di luglio l'Ecofin metterà a punto le raccomandazioni dirette a ogni paese.

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