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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 15:59.
Lo scontro sul contratto dei metalmeccanici aumenta di intensità. Per la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia la disdetta del contratto annunciata ieri da Federmeccanica «è semplicemente un atto di chiarezza», dato che «un contratto vigente c'è», cioè quello in vigore dal primo gennaio 2010 e firmato nel 2009 da tutte le sigle sindacali a eccezione della Fiom. Per il ministro Sacconi la decisione è solo «un atto formalistico» che «non cambia nulla» per i lavoratori, ma la Fiom, nuovamente invitata dalla presidente di Confindustria a firmare l'accordo, resta sulle sue posizioni e passa all'attacco annunciando uno sciopero di quattro ore che si svolgerà entro il 16 ottobre, quando si terrà una manifestazione nazionale. La mossa di Federmeccanica «è illegittima e per questo siamo anche pronti al tribunale», ha annunciato il segretario generale dell'organizzazione sindacale, Maurizio Landini, che accusa Federmeccanica e Confindustria di aver ceduto «al ricatto della Fiat che aveva minacciato di uscire dal sistema confindustriale».
Il sindacato delle tute blu della Cgil chiederà invece alla Fim e alla Uilm di «fermarsi» e di avviare una consultazione tra i lavoratori per avviare nuove trattative. Proprio la Uilm ha però definito «incomprensibile» il clamore di questi giorni: il contratto nazionale dei metalmeccanici esiste, ed è quello rinnovato il 15 ottobre dello scorso anno, ha ribadito la segreteria nazionale che si è riunita a Roma. «Proprio con l'accordo sono confermate e migliorate le normative contrattuali e questa intesa ha già superato, per fortuna, il contratto del 2008, confermandone e migliorandone le normative e i trattamenti economici: non si comprende quindi il clamore di questi giorni».
Secondo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in questo momento «ci troviamo in una situazione complessa dal punto di vista delle relazioni sindacali: abbiamo una parte del sindacato che vuole insieme a noi cambiare le relazioni sindacali e rendere più competitive le imprese per poi poter pagare più salari. Ma c'é una parte, la Fiom, che non vuole accettare questa logica. Auspichiamo e speriamo che la Fiom ci possa ripensare e sedere ad un tavolo con noi, ma abbiamo poche speranze». Per Marcegaglia la Germania resta il "benchmark", ossia il modello da seguire in questa fase economica: «il governo tedesco in questa crisi economica ha adottato una politica di rigore, ma ha ugualmente aumentato gli stanziamenti sulla ricerca, l'innovazione, la scuola e l'università».