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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2010 alle ore 09:16.
Sconfiggere la povertà entro il 2015. È stata la promessa che i 192 membri delle Nazioni Unite hanno fatto nel 2000, al vertice del Millennio. Un'occasione in cui capi di Stato e di governo hanno concordato all'unanimità di raggiungere otto obiettivi di sviluppo (Millennium Development Goals), di cui torneranno a discutere al summit delle Nazioni Unite che si aprirà oggi, alle 9 (le 15 in Italia), a New York.
Gli obiettivi sono: sradicare la povertà estrema e la fame; garantire l'educazione primaria universale; promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'Hiv/Aids, la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Obiettivi che, a due terzi del percorso e durante una crisi economica con pochi precedenti, appaiono per la maggior parte difficilmente raggiungibili.
Pochi fatti dopo le promesse, forse. O, più semplicemente, obiettivi irrealistici. Se nella lotta alla povertà sono stati ottenuti risultati incoraggianti, tanto da far credere che l'obiettivo di dimezzare il numero di affamati e di persone «in povertà estrema» - ovvero con meno di un dollaro al giorno - sarà ampiamente raggiunto, preoccupano soprattutto quelli legati alla salute (4, 5 e 6), tra i più lontani dall`essere conquistati. Oggi, a Times Square, Amnesty International porterà un «orologio della mortalità materna», che terrà il conto delle donne che, durante il summit, moriranno per complicazioni durante la gravidanza o il parto, o nelle sei settimane successive; secondo le stime, saranno 3700. L`orologio partirà da 5.317.280, il numero delle donne morte da quando la dichiarazione del Millennio è stata adottata.
Le statistiche dell`Onu dimostrano, peraltro, che i progressi sugli obiettivi quantitativi sono in gran parte dovuti ai risultati raggiunti, tramite processi di crescita autonomi, da Paesi popolosi come Cina, India e Brasile. Questo coincide con l`accrescimento del divario che separa l'Africa sub-sahariana e la generalità dei Paesi meno avanzati dal resto del mondo. Il summit adotterà un documento finale che è stato negoziato nei mesi scorsi. Mentre non si registrano nuovi impegni dei donatori dal lato degli aiuti, il documento fa riferimento a tutti quei fattori di sviluppo che rientrano nella responsabilità dei Paesi che ricevono gli aiuti: la promozione della libertà, di società giuste e democratiche, del rispetto dei diritti umani.