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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 09:12.
La mappa è pronta. Ma resta chiusa in cassaforte. Forse per mesi, visti gli incerti della politica italiana. La short list della cinquantina di luoghi potenzialmente idonei ad accogliere il futuro deposito dei residui nucleari è allegata nella documentazione che la Sogin ha completato nei giorni scorsi per consegnarla al governo. Le zone più coinvolte sono quelle a cavallo tra Basilicata e Puglia, tra Puglia e Molise, tra Lazio e Toscana. L'Alta Italia, fitta di case, fabbriche, ferrovie, è toccata in modo più marginale.
La Sogin, società pubblica del nucleare, per legge avrebbe dovuto completare entro oggi il lavoro per consegnarlo al ministro dello Sviluppo economico. Ma la politica italiana ha tempi ben diversi e disperanti (si veda l'articolo qui sotto). L'Agenzia per la sicurezza nucleare non c'è ancora; la procedura di valutazione ambientale strategica non è stata avviata, l'incarico di ministro dello Sviluppo economico è assicurato a interim dal premier Silvio Berlusconi. Non a caso nei giorni scorsi Berlusconi, nella veste provvisoria di ministro, ha scritto alla Sogin (si veda il Sole 24 Ore di ieri), per complimentarsi per il lavoro condotto e per avvertire che la divulgazione dei dati «potrà essere validamente attivata solo a seguito del verificarsi dei presupposti» (qui sotto la riproduzione della comunicazione di Berlusconi).
La collocazione del deposito è un tema sensibile come un nervo infiammato. Il Sole 24 Ore di ieri anticipava qualche dettaglio sulla mappa, e ieri tre deputati piemontesi del Pd, Massimo Fiorio, Mario Lovelli e Luigi Bobba sono insorti con emotività all'ipotesi che il deposito possa essere realizzato nella loro regione. Che cosa contiene la mappa? Il documento ripercorre gli studi condotti negli anni scorsi, e non se ne discosta. Le condizioni fisiche del territorio sono rimaste le stesse dei tempi della "task force Enea" del 2003 e del gruppo di lavoro istituito insieme con le regioni nel 2008.
Il nuovo documento delinea i criteri sulla base dei princìpi di esclusione dei criteri internazionali, cioè dove non può essere realizzato lo stoccaggio nucleare con, annesso, un appetitoso e grandioso centro ricerche e parco tecnologico, capace di attrarre frotte di scienziati da tutt'Europa. Come nelle edizioni precedenti, anche questa volta sono state escluse Sicilia e Sardegna, le località di alta montagna, le zone troppo abitate, i terreni con rischio sismico rilevante, i luoghi soggetti a frane o allagamenti e così via. La futura Agenzia potrà cambiare i criteri e quindi la mappatura.