Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2010 alle ore 08:00.
BRUXELLES. Dal nostro inviato
Ogm sì, Ogm no: l'amletico dilemma europeo si trascina irrisolto ormai da 12 anni. Il nuovo commissario Ue alla Salute, il maltese John Dalli, aveva provato a superarlo di fatto dribblandolo con la nuova politica del «rompete le righe»: ogni Stato membro dell'Unione, ha proposto qualche mese fa, sarà libero in casa propria di decidere quello che vuole, se ammettere o vietare gli organismi geneticamente modificati. A Dalli questo era apparso l'unico modo per uscire dalla totale impasse decisionale che da troppo tempo tormenta l'Europa dei 27.
Alla prima verifica sul campo però la sua scelta da Ponzio Pilato non ha tenuto la strada. Provocando la stentorea levata di scudi di Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia, cioè di sicuro dei maggiori paesi Ue. Con il risultato che i ministri agricoli, riuniti ieri a Bruxelles, hanno deciso di soprassedere in attesa di un parere giuridico sulla compatibilità o meno della proposta Dalli con i Trattati europei e con la normativa internazionale del Wto.
Il 14 ottobre il dossier finirà sul tavolo dei ministri Ue dell'Ambiente che normalmente sono più rigidi dei colleghi all'Agricoltura. In breve, la questione non sarà certo sciolta «nel giro di due mesi» ha concluso la presidenza belga di turno.
«L'Italia è contraria alla logica dell'ognun per sè che si risolva nella spezzettamento della politica agricola comune. Troppo comodo imporre norme sulla taglia delle banane e poi, di fronte a una decisione difficile, ritirarsi in buon ordine» ha commentato Giancarlo Galan, ministro delle Politiche agricole. «La Francia vuole una decisione comune. Le decisioni nazionali sarebbero un pessimo segnale per i cittadini e per l'Europa» ha rincarato il collega francese Bruno Lemaire. Lapidario il tedesco Robert Kloos: «No e ancora no». Dalli non è stato a sentire: «Gli Ogm sono una realtà del mondo attuale. L'Europa non può continuare a sfuggire la responsabilità politica di decidere e attuare una politica di innovazione responsabile».
E adesso che cosa succede? «Per l'Italia non cambia nulla, resta l'obbligo delle regioni di presentare i propri piani alla luce del principio di coesistenza» ha ribadito Galan. «Quello degli Ogm é un tema troppo importante per poter essere lasciato alla decisione dei singoli paesi. L'Unione europea deve continuare ad avere il ruolo che ha avuto fino ad oggi nelle decisioni che riguardano gli organismi geneticamente modificati».