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Economia Gli economisti

La grande migrazione cinese

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 10:50.


PECHINO – La provincia cinese dell'Henan ha una popolazione di circa 100 milioni di abitanti – più di molte nazioni del mondo. Nel sistema amministrativo cinese, le province sono il più alto livello di governo sub-nazionale, seguite da contee, comuni, e villaggi. Ma un villaggio nella provincia del Guangdong può facilmente arrivare a contare una popolazione compresa tra i 500.000 e il milione di abitanti – più di molti comuni fuori dalla Cina. È quindi difficile sopravvalutare il peso delle questioni regionali – ed in particolare delle disparità inter-regionali – nella politica cinese.

La Cina è divisa per natura. Tra tutte le vaste nazioni continentali, India e Brasile compresi, solo la Cina ha un piccolo segmento di costa ma estese regioni interne. Finché la principale preoccupazione degli uomini era l'approvvigionamento di cibo, questo non era un problema, poiché ciò che più contava era la disponibilità di acqua e terra. Ma in una moderna società industriale, urbana e basata sugli scambi, i costi di trasporto acquisiscono sempre più importanza. Questo implica che la geografia può provocare profondi squilibri regionali.

Sebbene certamente queste disparità possano avere altre cause, la geografia sembra spiegare molto. Prima di tutto, spiega perché le regioni costiere cinesi si sono sviluppate prima e più velocemente quando il Paese ha inaugurato le riforme di mercato e si è aperto al mondo. Non sono stati favoritismi o un'allocazione delle risorse pilotata dal Governo a far sì che le città costiere si sviluppassero così rapidamente, ma piuttosto è stato merito della loro prossimità all'oceano, che era e rimane il mezzo più economico per spostare merci e risorse.

In futuro, la Cina potrebbe avere una più importante presenza di industrie ad alta tecnologia e servizi – settori per i quali il trasporto non è estremamente importante. Ma per adesso, visto che la Cina è sempre più dipendente dall'importazione di risorse per soddisfare i suoi bisogni primari, le sue regioni costiere continueranno a godere del vantaggio competitivo derivante dai bassi costi di trasporto.

Le disparità regionali in termini di prosperità economica potrebbero quindi non ridursi mai; al contrario, potrebbero in molti casi aumentare. Lanzhou, la capitale della provincia occidentale del Gansu, potrebbe non raggiungere mai i livelli di sviluppo di Suzhou, una nota base manifatturiera nei pressi di Shanghai.

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Tags Correlati: Bank of China | China's National Economic Research Institute | China Reform Foundation | Gansu | Immigrazione | Monetary Policy Committee | People's |

 

Gli sforzi della Cina per ottenere uno sviluppo più equamente distribuito, nonostante i permanenti vantaggi naturali delle regioni costiere, prendono la forma di un traffico a due direzioni in capitale e lavoro tra le regioni costiere e quelle interne. Dalla costa, attraverso allocazioni fiscali o altri meccanismi, affluiscono risorse finanziarie verso le regioni interne, per migliorarne le infrastrutture, comprese quelle legate ai trasporti. Tali investimenti possono non avere ritorni pari a quelli fatti in altre regioni, ma devono essere considerati alla stregua di beni pubblici finalizzati ad rendere più uniforme il condizioni per la crescita. Il Governo centrale cinese ha seguito questa strategia negli ultimi 10 anni attraverso il suo Programma di Sviluppo dell'Occidente.

Certo, gli sforzi del Governo non bastano a convincere gli investitori industriali ad andare ad Occidente, perché gli investimenti in infrastrutture non possono supplire a tutti i problemi. Senza una strada è impossibile trasportare beni e risorse. Tuttavia, anche con una strada, bisogna sempre dover pagare pedaggi, benzina, manutenzione ed altri costi – e, ancora, ci possono volere cinque giorni per far arrivare i propri prodotti alle regioni costiere, dalle quali possono essere eventualmente esportati.

L'altro traffico potrebbe, in qualche modo, essere ancora più importante. Si tratta della forza lavoro che scorre nella direzione opposta, dall'ovest verso est, che si promette di raggiungere la sola forma di eguaglianza economica che un Paese possa mai ottenere – l'eguaglianza in reddito pro capite, non in prodotto interno lordo. Un città costiera che produce più ricchezza e che possa vantare maggiore produttività e salari più alti del resto del Paese è destinata ad attrarre un numero crescente di persone nella speranza di poter beneficiare dalla sua prosperità, finché la loro produttività marginale non inizi a diminuire. Man mano che i migranti si dirigono verso la costa, sempre meno persone dovranno spartirsi le risorse nelle regioni interne, causando un incremento nel reddito pro capite.

È per questa ragione che la mobilità è così importante per ottenere una maggior uguaglianza sociale. Molti Paesi sviluppati sono stati caratterizzati da grandi migrazioni interne nel corso del loro processo di modernizzazione, culminato con l'80% delle loro popolazioni riallocate verso le regioni costiere. La Cina sta attraversando adesso questa fase. Se le autorità cinesi continuano ad incoraggiare le migrazioni interne, il problema delle disparità regionali sarà finalmente risolto.

Lo stesso si potrebbe dire delle disparità globali tra Nord e Sud. Alcuni economisti sostenevano che finché un fattore di produzione – per esempio, il capitale – è lasciato libero di muoversi, il mondo può raggiungere un livello di sviluppo omogeneo. Tuttavia io credo che anche altri aspetti sono essenziali. La mobilità di un solo fattore può certamente funzionare bene nel contesto di un modello teorico, ma nel frenetico mondo reale, se la differenza in reddito non viene colmata abbastanza rapidamente, gli elementi che spingono a dilatare lo scarto – come, ad esempio, una geografia sfavorevole – possono alla fine avere la meglio. Questo è destinato a mantenere, se non ad acuire, le disparità globali, specialmente considerando la riluttanza dei Paesi sviluppati a permettere le migrazioni internazionali.

La buona notizia per la Cina è che adesso il nuovo Piano Quinquennale per il 2010-2015 invita il Governo non solo a incoraggiare le migrazioni interne tra le regioni, ma anche a migliorare le condizioni degli abitanti delle campagne che decidano di spostarsi e trasferirsi nelle città. L'infame sistema Hukou (il sistema di registrazione dei residenti che limita le migrazioni) non può essere abolito dall'oggi al domani, ma sarà eliminato gradualmente.

Certo, migrazione e urbanizzazione produrranno problemi sociali e conflitti. Ma questo è già successo in ogni Paese al livello di sviluppo attuale della Cina, ed anche la Cina ci deve passare. Altrimenti, il Paese rimarrà diviso per sempre.

Fan Gang è Professore d'Economia all'Università di Pechino e presso la Chinese Academy of Social Sciences, Direttore del China’s National Economic Research Institute, Segretario-Generale della China Reform Foundation, e membro del Monetary Policy Committee e della People’s Bank of China.

Copyright: Project Syndicate, 2010.www.project-syndicate.orgTraduzione dall'inglese di Francesco Di ComiteFor a podcast of this commentary in English, please use this link:

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