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Economia Aziende

Sulle aree Expo restano le divisioni

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 08:02.


MILANO
Ancora divisioni e confronto verbale a distanza tra regione, provincia e comune sul fronte delle aree destinate a ospitare Expo 2015. Sono proseguiti i lavori da parte dei tecnici dei tre enti pubblici per trovare una soluzione condivisa da tutti ma non sono mancati nemmeno alcuni botta e risposta tra i protagonisti.
In mattinata il governatore regionale Roberto Formigoni ha precisato la sua posizione: «Noi preferiremmo la newco perché più semplice e garantista, ma il commissario (il sindaco Letizia Moratti, ndr) parta pure per la realizzazione della sua ipotesi». L'ipotesi è il comodato d'uso, ossia la soluzione che era stata prevista sin dal 2007 tra comune e proprietari delle aree, cioè la famiglia Cabassi e Fondazione Fiera Milano. Il punto è che sulla base del parere elaborato per conto della regione dagli studi legali dei professori Ernesto Stajano ed Enzo Cardi, il comodato d'uso si può fare, ma a condizioni diverse da quelle previste in origine.
Tra i paletti posti dal Pirellone c'è la messa a disposizione delle aree a prescindere dai contenuti della variante urbanistica e la compartecipazione finanziaria dei privati alle opere di infrastrutturazione, il cui valore è stimato in 120 milioni di euro. Ma la variante urbanistica è uno dei punti fondamentali del primo accordo perché in pratica i privati acconsentono al comodato d'uso con prezzo simbolico a fronte della certezza che una volta terminato l'Expo le aree siano convertite da agricole a edificabili, con valori decisi già ora e non nel 2016.
In effetti un ulteriore passo verso il comodato d'uso lo si è fatto il 16 settembre, con la bozza di variante urbanistica delle aree interessate: indice edificatorio di 0,52 mc/mq che sarà concentrato sul 40% della superficie disponibile. Un accordo che entro l'anno dovrà passare al vaglio dei consigli comunali di Rho e Milano, le due città su cui insistono le aree. Anche questo passaggio, comunque, non è scontato dato che Rho darà il via libera solo se nel frattempo saranno arrivate indicazioni certe sulle opere connesse all'Expo che ricadono sul territorio di quel comune e di altri 15 dell'hinterland.

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Tags Correlati: Cabassi | Enzo Cardi | Ernesto Stajano | Fondazione Fiera Milano | Giustizia | Guido Podestà | Letizia Moratti | Rho | Roberto Formigoni | Stefano Boeri

 

«Si potrebbe proseguire in questa direzione – ha affermato Guido Podestà, presidente della provincia di Milano – in coerenza con l'accordo di programma firmato da Moratti, Formigoni e Penati». Podestà, in un'intervista rilasciata ad Affaritaliani ha anche bocciato la soluzione dell'esproprio (la terza ancora percorribile secondo la regione) perché siamo fuori tempo massimo e ha ribadito l'impraticabilità di realizzare l'Expo all'Ortomercato di Milano invece che nella zona di Rho-Pero come proposto dall'architetto Stefano Boeri, ex consulente di Expo 2015 e ora candidato alla poltrona di sindaco del capoluogo milanese.
Nonostante l'idea sia stata bocciata anche da Moratti e Formigoni, in serata Boeri ha rilanciato: «Credo sia irresponsabile non considerare con la dovuta attenzione l'alternativa validissima e persino migliorativa dell'Ortomercato. L'avevo già proposta due anni fa in quanto a costo zero e senza necessità di infrastrutturazione». E ha lanciato un appello alla città affinché si prenda in considerazione la possibilità di predisporre un progetto per l'Expo sull'area dell'Ortomercato.
matteo.prioschi@ilsole24ore.com
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