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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 07:39.
Un sistema di ammortizzatori sociali fondato su due soli pilastri, la cassa integrazione e la disoccupazione. La Cgil ha presentato una proposta per semplificare il sistema di ammortizzatori sociali ed estendere la copertura a oltre mezzo milione di lavoratori attualmente privi di coperture. «Intendiamo garantire i molti giovani, precari, donne, migranti, che non sono inclusi dall'attuale sistema – spiega il leader della Cgil, Guglielmo Epifani– con una riforma da realizzare in modo graduale, sostenibile dal punto di vista finanziario».
Dagli attuali sette strumenti normativi, con la riforma proposta dalla Cgil si scenderebbe a due – la Cig e l'indennità di disoccupazione – con aliquote unificate per tutte le qualifiche (esclusi gli apprendisti), razionalizzando i modelli di contribuzione che passerebbero da 24 a 6. Resterebbe una differenziazione per le imprese fino a 15 dipendenti (aliquote più basse) e l'industria ed edilizia (aliquote Cig maggiorate). Per avere un sistema più inclusivo – la riforma a regime assicurerà una copertura al 73,3% dei lavoratori rispetto all'attuale 50,5% – la Cgil propone di accedere al sussidio di disoccupazione eliminando il requisito del biennio assicurativo, considerato il principale fattore di esclusione, fissando in 78 giornate su cui è versata la contribuzione l'unico criterio d'accesso. Verrebbe cancellata l'indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, così come l'indennità di mobilità. Il tetto del sussidio è fissato a 1.800 euro netti (2.680 euro al mese), per scendere in modo decrescente dall'80% dell'ultima retribuzione per i primi 12 mesi al 64% per i successivi 12 mesi e al 50% per le mensilità successive. La durata massima del sussidio è di 24 mesi, 30 per ultracinquantenni, 36 nel Mezzogiorno.
Per la Cig unica è prevista una durata di 36 mesi nel quinquennio, con l'importo pari all'80% della retribuzione e il limite a 1.800 euro netti. La Cgil ha quantificato in 13,8 miliardi di euro il costo della riforma, circa 4,2 miliardi in più dell'attuale sistema. «Per una fase di transizione – aggiunge il segretario confederale Fulvio Fammoni – è previsto un sostegno pubblico con l'utilizzo di 5-600 milioni annui della cassa in deroga in modo da garantire l'estensione universale degli ammortizzatori. Ma a regime il nuovo sistema saprà autofinanziarsi». Il mancato impatto sui conti pubblici, secondo la Cgil, è assicurato dall'allargamento della base contributiva per disoccupazione e Cig a tutti i settori, per tutte le tipologie coinvolte, ma anche dall'intervento all'interno delle attuali coperture contributive, al fine di ridurne la frammentazione e in alcuni casi il peso. Nell'immediato Epifani lancia l'allarme sulle risorse per la cassa in deroga, in scadenza alla fine dell'anno, che vanno rifinanziate per il 2011 perché «in molte aziende i lavoratori non hanno più tutele».