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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 07:39.
L'esito del primo round del tavolo sulla crescita soddisfa i sindacati. Guglielmo Epifani (Cgil) propone di lavorare «speditamente», anche «al ritmo di un incontro ogni settimana» già dal prossimo lunedì, per arrivare a «risultati condivisi». Per Raffaele Bonanni (Cisl) è «importante che tutte le parti sociali abbiano stabilito un percorso comune chiedendo a se stessi di fare un passo indietro». Anche Luigi Angeletti, che entrando alla sede dell'Abi era sembrato il più scettico, al termine sottolinea «la disponibilità di tutti ad affrontare i temi». Mentre sul versante delle banche, il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, è convinto che «ci siano tutte le condizioni per essere ottimisti al punto di partenza».
Anche se ieri il tavolo è riuscito a riunire insieme i tre leader sindacali, tra Epifani, Bonanni e Angeletti prevale molta cautela, a causa delle forti distanze esistenti tra Cisl-Uil con la Cgil che, peraltro, sabato 16 ottobre parteciperà alla manifestazione indetta dalla Fiom contro gli accordi separati. «Un primo risultato è aver condiviso alcuni temi e alcune richieste al governo», commenta Epifani evidenziando come nel documento che a breve sarà inviato a Palazzo Chigi verranno indicate due priorità su cui ha lanciato l'allarme al convegno di Genova di Confindustria: il rifinanziamento per il 2011 della cassa in deroga in scadenza alla fine dell'anno e l'esenzione dall'innalzamento dell'età pensionabile per i lavoratori in mobilità che altrimenti si troverebbero senza pensione e senza sussidio. Pur definendo il tavolo come «un'iniziativa importante», Epifani invita a non dimenticare che «nel più grande settore industriale siamo in presenza di un accordo separato», sollecitando a latere del tavolo la ripresa del confronto con Cisl e Uil «sulla democrazia, perché non si può andare avanti senza regole».
Allo stesso tempo, i leader di Cisl e Uil cantano vittoria per altre priorità che saranno inserite nel documento congiunto – come la detassazione del salario di produttività – e per i temi al centro dei tavoli. A partire dalla proposta al governo, regioni e comuni di creare un «kit di vantaggi per chi investe: dalla fiscalità, alla burocrazia, alle aree», vero e proprio cavallo di battaglia di Raffaele Bonanni, convinto che il capitolo vantaggi possa comprendere anche le deroghe contrattuali «usando il modello Pomigliano». Bonanni si appella ad una «grande alleanza» tra tutti i soggetti: «Durante la crisi le parti sociali hanno lavorato molto bene insieme – spiega – trovando intese che hanno attutito l'impatto negativo. Dobbiamo continuare su questa strada, dandoci obiettivi precisi, comprensibili. Tocca a noi dare indicazioni forti alla politica che da sola non ce la fa».