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Questo articolo è stato pubblicato il 04 ottobre 2010 alle ore 08:02.
Meno case acquistate e più appartamenti in affitto per gli stranieri residenti in Italia. Secondo i dati di Scenari Immobiliari, a fine 2010 il numero di abitazioni acquistate da immigrati sarà diminuito del 25% rispetto al 2009. A causa della crisi, le compravendite annue sono scese dalle 135mila del 2007 (per un fatturato totale di 16,8 miliardi) alle 56mila del 2010 (stime a fine anno), con una perdita per il mercato di oltre 10 miliardi di euro.
Gli immobili compravenduti sono poi di minor valore: la spesa media per l'abitazione si è ridotta dai 124mila euro del 2007 ai 105mila odierni, con un calo del 4,5% negli ultimi 12 mesi. Nello stesso arco di tempo la dimensione media delle case acquistate è passata da 51 a 42 metri quadri, in due terzi dei casi da ristrutturare.
«I più penalizzati dalla crisi – spiegano da Scenari Immobiliari – sono stati proprio gli immigrati. Per loro le procedure di accesso al credito sono più rigide, le pratiche possono durare molti mesi e non sempre la risposta è positiva». Inoltre, i mutui che venivano concessi nel periodo del boom delle compravendite, quasi sempre a copertura ampia della cifra d'acquisto, «sono una condizione ormai raramente accolta dalle banche. L'acquirente immigrato ha di solito risparmi limitati e non è supportato, come nel caso delle giovani coppie italiane, dalle famiglie di origine».
Il risultato è che moltissimi lavoratori stranieri rinunciano all'acquisto di un'abitazione per ripiegare sull'affitto. Una recente analisi del Sunia evidenzia come le soluzioni trovate siano quasi sempre costose e poco soddisfacenti, con una maggiorazione degli affitti pari al 30-50% rispetto a quelli ordinari. Stando all'indagine, aggiornata al 30 giugno 2010, le case in affitto per stranieri sono 600mila in tutta Italia. Quasi l'80% delle famiglie immigrate condivide l'alloggio con uno o più nuclei e appena il 21,8% ha un appartamento per sé. Il 39% dei contratti è ancora in nero e il 46,2% è registrato per una cifra inferiore di circa un terzo a quella reale. In questo modo, sfuggono al Fisco circa 3,5 miliardi di imponibile ogni anno. Il canone medio dichiarato oscilla tra i 740 e i 940 euro mensili, ma quello realmente pagato è più alto e raggiunge anche gli 800-900 euro a famiglia per le abitazioni in condivisione. I singoli posti letto, poi, possono raggiungere i 500 euro mensili.