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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2010 alle ore 08:04.
MILANO
Le grandi marche vincono la sfida delle vendite. Nel periodo gennaio-agosto 2010 le industrie grocery associate a Centromarca hanno registrato una crescita dell'1%, in controtendenza rispetto al -1,4% del largo consumo confezionato; le industrie hanno inoltre contenuto i prezzi nonostante debbano confrontarsi con settori "protetti" e assorbirne i costi dell'inefficienza: «La crescita delle vendite – sottolinea Luigi Bordoni, appena riconfermato presidente di Centromarca per un altro biennio – è stata costruita finalizzando gli investimenti, migliorando l'efficienza e valorizzando elementi distintivi come la qualità, l'innovazione e la sicurezza. Ma dobbiamo anche assorbire i maggiori costi di alcuni servizi professionali, inefficienti e protetti».
Intanto il Consiglio direttivo di Centromarca, l'Associazione italiana dell'industria di marca, ha riconfermato oltre a Bordoni alla presidenza per il biennio 2010-2012, anche i vicepresidenti Giorgina Gallo (L'Oréal), Francesco Averna (Averna) e Valerio Di Natale (Kraft). A Centromarca aderiscono 200 aziende, che complessivamente sviluppano in Italia un giro d'affari stimato in circa 45 miliardi di euro.
La marca ha spinto sulla crescita. E gli investimenti pubblicitari?
Nel primo semestre le pianificazioni delle grandi marche hanno sostenuto il mercato pubblicitario con un incremento del 9% a fronte di una crescita media del +5,5%. Nonostante l'erosione dei margini industriali. Fare ricerca e innovazione è però l'unica strada per dare valore alla marca. Operiamo in un settore aperto alla concorrenza e non siamo protetti da nessuno.
Si spieghi meglio.
Certo, parlano i numeri: nel periodo dal 2002 al 2009 i costi dei servizi bancari sono cresciuti del 38%, i servizi professionali, assicurativi e trasporti sono balzati del 24/25% e infine i prezzi della benzina e del gasolio sono aumentati, rispettivamente, del 18 e del 27%. Tutto questo a fronte di una crescita dei prezzi del largo consumo del 7%. Le sembra normale?
Questa dinamica dei prezzi è una riprova che ci sono settori protetti?
Sì: il differenziale è enorme. I mercati dei servizi bancari, assicurativi e dei trasporti dovrebbero competere realmente in campo aperto, come facciamo noi tutti i giorni. E paradossalmente dobbiamo assorbire anche i maggiori oneri dei servizi protetti. Se l'industria di marca fosse protetta avrebbe ritoccato i listini del 38%, come hanno fatto gli altri. Ma non possiamo perchè navighiamo in un mare aperto. Il governo dovrebbe varare un piano di liberalizzazioni: anche in questo modo si aiutano le famiglie e la crescita dei consumi. Mi pare però che le tariffe minime per i trasporti e i servizi professionali vadano in senso opposto.