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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2010 alle ore 11:45.
Gli ostacoli sono comuni: difficoltà a reperire capitali, burocrazia, pochi investitori, scarse competenze manageriali per chi fa ricerca universitaria. Ma i più promettenti neoimprenditori lombardi, cresciuti nel mito della Silicon Valley e selezionati dalla «Mind the bridge business plan competition 2010», credono nella forza delle loro idee. La Lombardia, con 10 progetti, è la più rappresentata nella competizione nazionale che la scorsa settimana ha portato a Varese 33 imprenditori per tre giorni di "campo di addestramento" diretto dal guru del marketing della Silicon Valley Charles Versaggi. Le 7 idee più promettenti saranno portate a San Francisco a cercar fortuna, perché «la Silicon Valley è il posto dove trovare un reality check delle idee innovative, di cui l'Italia ha grande bisogno» spiega Alberto Onetti, direttore del CrEsit dell'università dell'Insubria di Varese, organizzatore dell'evento.
Rispetto alla media nazionale, gli imprenditori lombardi selezionati sono più giovani (32 anni), più qualificati (uno su tre ha seguito corsi di alta formazione) e le loro start-up sembrano avere più accesso ai finanziamenti. Ma la California è lontana. «La Silicon Valley è il sogno americano, dove una buona idea è supportata. In Italia manca la voglia di investire nei giovani» sostiene Barbara Labate, 34 anni, milanese, ideatrice di risparmiosuper.it, il primo sito in Italia che permette di confrontare i prezzi dei prodotti dei supermercati.
«Siamo cresciuti col mito della Silicon Valley, il posto dove realizzare le proprie idee» sospira Deborah Prè, ricercatrice 29enne dell'università di Pavia, con in mano il progetto di uno spin-off universitario per la City touring camera, macchina fotografica che integra gps, magnetometro ed accelerometro per visualizzare informazioni sui monumenti puntandoli con l'obiettivo.
«In Italia – aggiunge – lo spin-off può essere il modo per superare la distanza tra ricerca e mercato». Alberto Gasparini, consulente It di 39 anni, sta avviando a Brescia la start up di Radio Touch, sistema che consentirà di inviare messaggi interattivi dalla radio agli smartphone: «In Italia mancano capitali e contatti qualificati» dice. Oltre all'idea serve il coraggio. Mirko Trascianti, bocconiano di 31 anni, ha creato con 6 soci a Milano fubles.com, un social network per organizzare partite di calcetto: «Non bisogna aspettare la spinta per lanciarsi – afferma – la differenza con gli Usa è anche nella minor propensione al rischio». Ma Stefano Nicolai, che a Pavia sta avviando «Orange Cloud», piattaforma online per gestire relazioni sul modello delle reti intranet, guarda anche alle opportunità del momento: «Per sostenere un'idea valida oggi ci sono spazi, tassi di interesse ridotti, consumatori interessati».