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Economia Aziende

Dedalus firmerà il software per il nuovo sistema sanitario

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2010 alle ore 08:05.

I l sistema sanitario italiano diventa un modello per lo sviluppo di quello cinese, sul quale il governo di Pechino ha deciso d'investire 750 miliardi di dollari nei prossimi anni. E per le nostre aziende del settore si apre un mercato enorme.
Va in questa direzione l'accordo firmato dall'amministratore delegato di Dedalus, Giorgio Moretti, che prevede l'ingresso al 19% del fondo Mandarin nel capitale del gruppo fiorentino leader in Italia nei sistemi informativi clinici della sanità pubblica, nel software per medici e pediatri di famiglia e, soprattutto, nella tecnologia e nella modellistica per l'integrazione ospedale-territorio.

Mandarin, presieduto da Fabio Alberto Roversi Monaco, è il primo soggetto finanziario di private equity sino-europeo, con azionisti Intesa Sanpaolo, Generali, Bper, Banco popolare, China development bank e China Exim bank, e investirà fino a 25 milioni in Dedalus, sia rilevando la quota (9% circa) finora in portafoglio a Toscana venture (fondo gestito da Sici), sia attraverso un aumento di capitale, affiancando così il fondo Centro imprese (gruppo Intesa Sanpaolo), a sua volta proprietario del 19% di Dedalus dal 2008, e gli azionisti fondatori della società (con il 60%), tra cui lo stesso Moretti che nel 2005 rilevò l'azienda da Finmeccanica, lanciandola nel business sanitario.
Dai 7 milioni di fatturato del 2006, il gruppo fiorentino è passato ai 53 milioni dello scorso anno, con il 20% di Ebitda, 550 dipendenti e 11 sedi operative, comprese quelle in Tunisia, Bosnia e Cina (a Hangzhu), dove adesso Dedalus si prepara a realizzare joint venture locali, attraverso cui veicolare sistemi e prodotti già utilizzati nel nostro paese, oltre a un centro di ricerca e sviluppo per il mercato interno e mondiale.

«Attualmente abbiamo un business quasi interamente concentrato in Italia, ma nel medio periodo puntiamo a ricavare dall'attività internazionale tra il 20 e il 30% dell'Ebitda, destinato a passare dai 10 milioni di oggi a 13-15 milioni», spiega Moretti, 49 anni, ex manager di Datamat, l'azienda del settore Difesa di Finmeccanica che originariamente aveva il controllo di Dedalus. «Siamo interessati a entrare in tutti quei paesi che stanno costruendo ex novo un sistema sanitario moderno, come nel caso della Cina, a cui guardiamo da oltre un anno – aggiunge –. Le prossime mosse riguarderanno invece Egitto e Sudafrica».

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Tags Correlati: China Exim | Cina | Datamat | Dedalus | Fabio Alberto Roversi Monaco | Finmeccanica | Generali | Giorgio Moretti | Intesa Sanpaolo | Italia | Mandarin | Sanità |

 

I nuovi mezzi finanziari forniti da Mandarin serviranno a sostenere lo sviluppo internazionale di Dedalus, che negli ultimi tre anni ha investito più di 50 milioni acquisendo tra l'altro il controllo di 24 piccole società in Italia.
«Abbiamo costituito un gruppo ben integrato con tecnologia e know how all'avanguardia nella interoperabilità e nella cooperazione clinico sanitaria – racconta Moretti –. In questo settore strategico per l'evoluzione di ogni sistema sanitario, sia avanzato che in fase di realizzazione, il software di condivisione e di scambio dei dati è vitale per migliorare la qualità della cura e ottimizzare i costi».
La firma che oggi Moretti metterà accanto a quella di Roversi Monaco e dei principali banchieri cinesi, alla presenza dei premier Berlusconi e Jiabao, non è dunque solo la tappa di una storia aziendale di successo. Ma è anche il riconoscimento a livello mondiale del successo raggiunto dal sistema sanitario italiano.

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