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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 11:04.
La Cina esporta a livelli record. Ma, agli stessi livelli, sta importando. Di conseguenza il surplus commerciale (dato appunto dalla differenza tra export e import) è calato del 15,7% su base mensile a settembre. L'attivo commerciale cinese é ammontato a 16,88 miliardi di dollari, il suo livello più basso da aprile. Meno rispetto ai 18 attesi e ai 20 di un mese prima. Nel dettaglio, le esportazioni sono cresciute in settembre del 25,1% su base annua a 144,99 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono aumentate del 24,1% a 128,11 miliardi di dollari, il più alto livello per un singolo mese.
Allo sprint delle importazioni contribuiscono quelle record di petrolio. A settembre la seconda economia mondiale ha acquistato 23,29 milioni di tonnellate di greggio dall'estero, equivalente a 5,7 milioni di barili al giorno, secondo i dati provvisori delle dogane. Il volume é cresciuto del 4,8% dal precedente record segnato in giugno e del 35,4% rispetto al livello di 17,2 milioni di tonnellate che la Cina ha importato nel corrispondente mese dello scorso anno. L'aumento delle capacità di raffinazione cinese negli ultimi tempi fa pensare che questo record debba essere ancora ritoccato da qui a fine anno.
I dati sono stati pubblicati mentre lo yuan prosegue la sua lenta marcia al rialzo contro il dollaro (il cambio è parzialmente flessibile e può oscillare al massimo dello 0,5% al giorno). Malgrado ciò cresce la tensione di chi, negli Stati Uniti come in Europa, domanda un apprezzamento più rapido dello yuan e una diversa politica commerciale cinese. Sul tema è intervenuto anche il membro del consiglio della Banca centrale europea, Axel Weber, nel corso di un suo intervento alla Foreign Policy Association di New York: «La Cina vanta un surplus commerciale perché le sue autorità hanno manipolato la valuta nazionale». Weber ha quindi elencato le differenze fra i surplus commerciali di Germania, visto come risultato delle forze di mercato, e quello della Cina, che segue scelte di politica monetaria. «Dobbiamo fare una discussione seria con la Cina sullo yuan», ha aggiunto Weber, sottolineando che «gli aggiustamenti sui tassi di cambio non possono essere unilaterali».