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Economia Lavoro

Il franchising non cede alla crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2010 alle ore 08:05.

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Giacomo Bassi
Un giro d'affari in costante crescita, segnali positivi da tutti gli indicatori del settore, livelli occupazionali in sostanziale tenuta. Il mondo del franchising non sembra risentire della crisi economica globale e si conferma anno dopo anno come uno dei motori della ripresa del "sistema Italia", un porto (quasi) sicuro per chi è in cerca di un impiego e una soluzione ottimale per coloro i quali vogliano cominciare un percorso imprenditoriale.
Secondo gli ultimi dati elaborati da Assofranchising, l'associazione nazionale che monitora l'intero comparto, e da Confimprese, che presenterà venerdì il proprio studio annuale all'apertura del venticinquesimo Salone del Franchising in programma a Fieramilanocity fino a lunedì 18, in Italia sono quasi novecento le reti attive con almeno tre negozi. Reti che danno lavoro a più di 180mila persone, in prevalenza nei settori del commercio e dei servizi, e che - nonostante la frenata dei consumi - sviluppano un fatturato annuo complessivo che supera i 21 miliardi di euro. «Gli 869 franchisor che operano nel nostro Paese - spiega Graziano Fiorelli, presidente di Assofranchising - hanno superato discretamente il biennio 2008-2009 confermando che il commercio affiliato è un sistema distibutivo che consente di sfruttare al meglio la crescita economica e superare con più facilità le fasi di crisi. E infatti già oggi vediamo i primi raggi di sole che ci fanno ben sperare per il 2010». Segnali di ripresa e aspettative per il futuro che poggiano sui confortanti risultati degli ultimi anni, in cui si è registrata una crescita lenta ma graduale del giro d'affari (+1,7% rispetto al 2008, con un aumento del fatturato di 355 milioni di euro), delle reti presenti (+2%) e dei negozi. Unico dato in leggera controtendenza proprio quello del numero degli occupati, scesi dai 182.908 del 2007 ai 182.215 del 2008 e che si è attestato sui 180.525 dello scorso anno (-0,9%). Un calo degli impiegati considerato "fisiologico" dagli esperti del settore, con in testa l'Osservatorio Permanente sul Franchising, e conseguenza della necessità di snellimento della struttura dei costi dei singoli punti vendita. «Ma nei prossimi mesi assisteremo a una nuova crescita dei posti di lavoro - assicura Bernardino Quattrociocchi, docente di Marketing all'Università la Sapienza di Roma e segretario generale dell'Opf - Da un lato ci sarà ancora una relativa difficoltà per un'occupazione di tipo strutturale, con contratti a medio e lungo termine, mentre registreremo sempre più richieste di prestazioni lavorative part-time, stagionali o a progetto che ripartiranno, e stanno già ripartendo, con la crescita dei consumi».

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Tags Correlati: Assofranchising | Bernardino Quattrociocchi | Confimprese | Dati di bilancio | Francesco Montuolo | Giacomo Bassi | Graziano Fiorelli | Italia | Opf |

 

Una ripresa dell'occupazione spinta da alcuni dei settori merceologici più importanti del sistema del franchising in Italia a partire da quelli dei servizi (che conta 441 reti attive), del commercio di prodotti per la persona (219 insegne presenti) e di quello specializzato (87). Tre macro aree che pesano per oltre l'80% sull'intero comparto e che sviluppano, insieme con la grande distribuzione alimentare, fatturati superiori agli 11 miliardi di euro annui. Settori che, approfondisce la ricerca di Confimprese effettuata su 74 aziende, sono anche quelli che hanno risentito meno del periodo di blocco dei consumi: difficoltà sono state invece registrate dai rivenditori di beni durevoli (dagli immobili ai veicoli, dall'arredamento all'oggettistica), che hanno visto calare i fatturati e i punti vendita attivi sul territorio. Una frenata a cui sia i franchisor sia gli affiliati hanno però cercato di adeguarsi. Da un lato, infatti, le case madre hanno tollerato un allungamento dei tempi di pagamento da parte dei loro franchisee (nel 55% dei casi), hanno cambiato le formule di affiliazione (47%) riducendo l'investimento iniziale per le attrezzature e hanno investito (61%) maggiori risorse in formazione per i propri partner commerciali. Dall'altro lato questi ultimi hanno avuto nuovi margini di autonomia rispetto al franchisor (26%) nell'adattare l'offerta commerciale dei singoli punti vendita: strategie diverse, quindi, a seconda della regione o della città in cui opera il franchisee.
«Un aspetto interessante del franchising - chiarisce Fiorelli - è che crea posti di lavoro in tutta Italia e non solo nelle grandi regioni del Nord. Il commercio affiliato è un mezzo per far nascere nuove imprese che grazie alle sue caratteristiche può essere utilizzato anche al Sud, dove infatti vediamo una discreta vivacità del fenomeno". La mappa dei punti vendita (53.313 nel 2009 con un calo dello 0,2% sull'anno precedente, ma compensato dalle nuove aperture all'estero) e delle reti fotografa infatti una realtà composita che dimostra come l'occupazione si crei in tutte le regioni italiane. E se è vero che la maggior parte dei franchisor è concentrata nel Nord Ovest e nel Nord Est (rispettivamente con 325 e 175 reti, che rappresentano il 59,6% del totale nazionale) è anche vero che nel Centro-Sud e nelle Isole il numero di affiliati è in costante aumento, con il Lazio (97 reti), la Campania (53), la Toscana (49) e la Puglia (40) a trainare crescita, giro d'affari e livelli occupazionali. «Il franchising in Italia è una formula distributiva attuale e consolidata, un'alternativa al lavoro subordinato che crea occupazione anche tra i giovani», sostiene Francesco Montuolo, vice presidente di Confimprese, che chiede anche una maggiore attenzione del governo verso un settore sempre più votato all'internazionalizzazione e che crea lavoro anche fuori dal nostro Paese. Nell'ultimo anno le reti italiane all'estero sono aumentate del 5,2%, passando dalle 211 del 2008 alle 222 del 2009, e i punti vendita addirittura del 19,1%, fermandosi poco sotto la soglia delle mille (978) insegne attive. Numeri importanti per tutto il comparto, dunque, che svelano un altro aspetto occupazionale da tenere in considerazione: quello dei nuovi imprenditori che hanno deciso di aprire un negozio. «I punti vendita sono oltre 53mila - conclude Montuolo - ognuno dei quali aperto da un nuovo imprenditore. Questo dimostra il ruolo fondamentale che ha il franchising nella creazione di ricchezza e lavoro anche in un momento difficile come quello che stiamo attraversando».
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