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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2010 alle ore 10:10.
Un miliardo d'investimento entro il 2014, di cui 550 milioni in Italia. Il gruppo Marcegaglia avvia la produzione in tre dei nuovi stabilimenti esteri, Polonia, Russia e Cina, proprio nel momento in cui la ripresa del mercato europeo inizia a diventa più solida. La produzione andrà a regime entro primavera, ma giovedi 14 ottobre verrà inaugurato lo stabilimento polacco di Kluczborg (che si aggiunge a Praszka) dal quale usciranno tubi saldati, nastri e lamiere per 300mila tonnellate e un investimento di 100 milioni. Quello russo di Vladimir produce tubi inox e prodotti piani per l'automotive e il sito cinese di Guangling, avviato in settembre, tubi inox e componenti per applicazioni varie.
«La nostra capacità passerà – osserva Antonio Marcegaglia, a.d. insieme alla sorella Emma del gruppo fondato e presieduto dal padre Steno – da 5 a 7,5 milioni di tonnellate nel 2012 e i ricavi da 2,52 a 5,5 miliardi». Gli altri interventi di potenziamento produttivi sono stati effettuati nei siti mantovano, cremonese e ravennate. Gli investimenti fissi verranno finanziati dal cash flow (abbondante negli anni pre-crisi) mentre il capitale di funzionamento arriverà dal sistema bancario. Gli investimenti sono stati decisi prima che arrivasse la recessione: oggi potranno manifestarsi problemi di sovraccapacità? «Credo di no – risponde Marcegaglia, a margine del Danieli Innovaction meeting di Udine – Potevamo congelarli o cancellarli ma abbiamo deciso di andare avanti sia perchè una parte degli investimenti sono stati effettuati in mercati in piena espansione, sia perché in Europa si sono creati nuovi spazi per prodotti a maggiore valore aggiunto. Anche perché una fetta della produzione europea prende la via dell'Asia».
Ma quali sono oggi le prospettive della domanda di acciaio e dei suoi prodotti? Cina, Medio oriente e Sud america rimangono le locomotive del mondo: la domanda cinese di acciaio non concede pause, quella europea e americana rimane in moderata progressione ma è una ripresa fragile. Secondo il Metal bulletin research, nel 2011 la produzione mondiale di acciaio crescerà dell'8%, soprattutto grazie alla Cina e alla nuova capacità in Turchia, Iran, Arabia saudita e Marocco. La produzione italiana è ancora convalescente dopo lo scivolone del 2009 e oggi sembra colpita dalla sindrome della doppia velocità: «È in ripresa – interviene Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai – sui prodotti piani ma continua a patire la debolezza dei prodotti lunghi, più collegati alla stasi dell'immobiliare e delle infrastrutture. Ma non è una questione di risorse, bensì di ostacoli burocratici che frenano l'avvio dei cantieri».