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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2010 alle ore 11:38.
«Ho iniziato a occuparmi di trasporto aereo nel 1977, quando il settore era maschilista davvero e per le donne c'erano ruoli di nessuna responsabilità, quasi ornamentali». Gina Giani, 55 anni, oggi è amministratore delegato e direttore generale di Sat, la società quotata in Borsa che gestisce l'aeroporto Galileo Galilei di Pisa, uno dei più dinamici d'Italia (in termini di crescita). «Sono favorevole alle quote di genere, perché servono a rompere una monocultura sempre negativa - dice - e penso che andrebbero introdotte ovunque si prendano decisioni, che si tratti di asili nido o di consigli d'amministrazione aziendali».
Giani è laureata in storia dell'arte e ha fatto tutti i gradini della carriera, iniziando dalle relazioni esterne per poi passare al marketing, alla responsabilità dell'area commerciale, fino alla direzione generale e, dal maggio 2009, alla poltrona di amministratore delegato. «La formazione umanistica mi ha aiutato, come credo sarebbe per chiunque in un mondo ideale, anche se ho dovuto integrarla con corsi mirati in Italia e all'estero - sottolinea -. Se nel lavoro sono riuscita, lo devo però al ruolo di mèntore che ha avuto nella mia vita professionale Pier Giorgio Ballini, l'ex a.d. di Sat, un ingegnere a cui devo molto perché ha creduto in me e mi ha insegnato il mestiere quando era opinione diffusa che una donna non potesse fare il piano di carico di un aereo».
Alla scomparsa di Ballini, nel 2009, gli azionisti hanno chiesto proprio a Giani di proseguire il suo lavoro. «Ho salito la scala gerarchica, fino al vertice, di pari passo all'evoluzione che la donna ha avuto nella società italiana», commenta la manager originaria di Pontedera, che non si è mai sposata e non ha figli. «Non avevo la vocazione per la famiglia - spiega -. Sono una vecchia ragazza che sta fuori casa anche 20 ore al giorno e penso che non sia sempre possibile avere tutto: lavoro impegnativo e vita domestica soddisfacente. Una delle grandi mistificazioni del nostro tempo - conclude - è proprio la convinzione di poter avere tutto. E questo, naturalmente, vale anche per gli uomini».