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Economia Politica economica

Il decreto di fine anno sale a quota 6 miliardi

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2010 alle ore 20:40.

ROMA - Un decreto che al momento vale attorno ai 6 miliardi per finanziare spese in gran parte definite "inderogabili", e che potrebbe alla fine della ricognizione in corso al ministero dell'Economia toccare quota 7,3 miliardi. Entro una settimana sarà pronta la lista delle misure da finanziare, così che il ministro dell'economia Giulio Tremonti possa dare il suo imprimatur. Il decreto è il "milleproroghe" che Tremonti presenterà al consiglio dei ministri entro la prima metà di novembre, in anticipo dunque rispetto alla tradizionale scadenza di fine anno.

La lista delle richieste rimaste inevase e che diversi ministri contavano di veder soddisfatte, almeno in parte, con la nuova «legge di stabilità» è sul tavolo di Tremonti ed è molto nutrita. Occorre operare delle scelte tenendo conto che la coperta è molto corta. La prima ricognizione ha comunque finora condotto all'individuazione di un pacchetto di spese da finanziare tra cui spiccano gli 800 milioni promessi da Tremonti alla collega dell'Istruzione Mariastella Gelmini, a parziale compensazione dei tagli operati dalla manovra da 24,9 miliardi approvata a fine luglio. L'elenco comprende altresì il rifinanziamento delle missioni militari internazionali, un fondo di 100-150 milioni per la ricerca, il fondo per l'autotrasporto e la proroga degli ammortizzatori sociali in deroga. Stando a quanto ha annunciato il ministro del welfare Maurizio Sacconi, l'importo esatto sarà definito nei prossimi giorni, una volta effettuata la ricognizione sull'utilizzo effettivo delle diverse forme di cassa integrazione autorizzate nel corso dell'anno.

Quella in preparazione si annuncia dunque come una vera e propria mini-manovra di fine anno. Il nodo, com'è evidente trattandosi di impegni di spesa tutt'altro che irrilevanti, è quello della copertura. Al momento, i tecnici della Ragioneria stanno lavorando su due ipotesi di finanziamento delle nuove misure: da un lato si farebbe fronte con gli incassi della vendita delle frequenze digitali televisive, dall'altro con una serie di rimodulazioni all'interno delle diverse "missioni" di spesa. Del resto, nella premessa che la manovra correttiva biennale è già stata realizzata, la legge di stabilità all'esame della Camera prevede interventi per 1 miliardo per il 2011, in 3 miliardi nel 2012 e in 9,5 miliardi nel 2013, da attribuire a rimodulazioni di risorse finanziarie «già inserite in bilancio ed esposte nelle tabelle». Operazioni per 13,5 miliardi nel triennio che di fatto - promette il governo - «non comportano effetti nel conto economico della pubblica amministrazione». Nessun nuovo taglio, ma solo rimodulazioni di spesa, hanno ribadito fonti della presidenza del consiglio il giorno del varo della legge di stabilità.

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Consiglio dei Ministri | Ecofin | Giulio Tremonti | Mariastella Gelmini | Maurizio Sacconi | Pubblica Amministrazione |

 

La mossa successiva, alla quale stanno già lavorando i tecnici dell'economia, è la messa a punto della bozza che conterrà le linee guida del «piano nazionale di riforme» da presentare a Bruxelles entro il 12 novembre. Una sorta di "anticipazione" dell'intero documento che - stando al timing della nuova governance economica decida in sede europea - sarà sottoposto alla valutazione della commissione e del consiglio Ecofin nel mese di aprile del 2011. Resta fermo l'obiettivo di ridurre il deficit al 3,9% del Pil il prossimo anno, dal 5% atteso per fine 2010, e al 2,7% nel 2012.

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