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Economia PMI

Sette mosse per non arrendersi alle tensioni valutarie

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 08:22.

Tempi difficili per le Pmi italiane. La guerra delle valute e il supereuro mettono sotto pressione le esportazioni. Oltre agli strumenti finanziari per tutelarsi dai venti avversi dalla volatilità (si veda a pag.4), con un occhio al tasso di cambio e uno al fatturato, i "piccoli" cercano rimedi per arginare, almeno in parte, la perdita di competitività dovuta alla rivalutazione della moneta unica. Ecco le sette strategie più comuni messe in campo, da quelle di più lungo termine attraverso l'internazionalizzazione produttiva e l'innovazione, fino ai rimedi più immediati come i gruppi di acquisto di materie prime o il gioco di squadra con i consorzi.

1. DIVENTARE PIÙ GLOBALI
È l'internazionalizzazione produttiva la strategia più importante per scongiurare la volatilità del tasso di cambio. Dall'esportazione si passa dunque a una presenza produttiva nel paese per vendere poi su quel mercato nella valuta locale. La tendenza è in atto in Cina, mentre negli Usa spesso si cercano alleanze con gli importatori locali. Così si abbassano i rischi di uno svantaggio competitivo.

2. PIÙ EFFICIENZA E QUALITÀ
Un'altra mossa che secondo gli esperti paga sempre è quella di approfittare della difficile situazione di mercato per guardare al proprio modello produttivo e rinnovarlo, puntando sulla qualità e sull'efficienza. In questo modo in alcuni casi si ottengono maggiori margini di contrattazione con i clienti esteri. La competizione globale non è così solo più legata al prezzo perché entra in gioco il fattore qualità.

3. CONTRATTI SIGLATI IN EURO
Uno strumento che può rivelarsi utile, soprattutto in un momento di forti oscillazioni sul mercato dei cambi, è quello di essere pagati in euro quando si vende all'estero. La prassi sta prendendo piede nel settore dell'impiantistica per esportazioni in paesi tradizionalmente più vicini all'Italia, come quelli del Sudamerica. Il margine di contrattazione aumenta di pari passo con l'innovazione di prodotto.

4. SHOPPING DI COMPONENTI
Un'altra strategia è quella di importare componenti o semilavorati in dollari o in una valuta locale più conveniente rispetto all'euro. In questo modo si azzera l'impatto dei cambi, almeno nella prima fase di produzione. L'effetto valuta subentrerà però in seguito, quando si dovrà vendere la merce sui mercati esteri. Le associazioni di settore invitano però sempre a verificare la qualità dei componenti importati.

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Tags Correlati: Federexport | Qualità dei prodotti e servizi |

 

5. GRUPPI DI ACQUISTO
È la nuova frontiera, ma anche la più difficile da realizzare, data l'impronta individualista delle imprese italiane. Sono i cosiddetti gruppi di acquisto: due o più aziende di piccole o medie dimensioni acquistano un quantitativo di materie prime che da sole non potrebbero permettersi e riescono a spuntare uno sconto sulla quantità. Così i piccoli possono giocare ad armi (quasi) pari con i grandi quando a margini di contrattazione.

6. GIOCO DI SQUADRA PER L'ESTERO
Sono oltre 3.500 le imprese associate ai 110 consorzi della rete Federexport. Qui le Pmi possono trovare una serie di servizi per giocare la carta dell'internazionalizzazione. Possono, ad esempio, delegare il consorzio per effettuare la prima esplorazione di un mercato, per cercare clienti potenziali e ragionare in un'ottica di squadra. Da parte sua Federexport promuove l'adozione di provvedimenti normativi che favoriscano lo sviluppo dei consorzi.

7. CONTRATTARE SUL CAMBIO
Alcune aziende riescono a contrattare con i clienti esteri per arrivare a un livello di cambio che soddisfi le due parti della trattativa. Si tratta di una pratica più difficile per le imprese di piccole dimensioni. Spesso aiuta anche avere un rapporto già collaudato con l'acquirente estero. In questo modo si siglano contratti con un cambio di riferimento che attenua lo svantaggio per le imprese italiane.

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