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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 06:40.
Più che la crisi mondiale, sulle telecomunicazioni italiane pesa il declino inarrestabile del traffico voce, il ritardo nella banda larga rispetto ai big europei, il difficile equilibrio con i nuovi protagonisti del web che fanno impennare il traffico.
Negli ultimi quattro anni la filiera delle tlc ha perso in ricavi quasi l'8%, circa 4,5 miliardi di euro. È solo uno dei dati contenuti nel rapporto che sarà presentato oggi a Roma in occasione del convegno Asstel "Le telecomunicazioni per l'Italia", seguito del forum nazionale organizzato con i sindacati di categoria lo scorso giugno. Lontana anni luce l'era della new economy, archiviata la fase della crescita sfrenata della telefonia mobile, l'industria delle comunicazioni cerca di ritagliarsi un posto tra le priorità economiche del paese: di qui l'agenda di oggi, dalle regole di sistema all'analisi della domanda alle prospettive per il mercato del lavoro.
Il calo
In Italia, secondo il rapporto realizzato per l'associazione di Confindustria Asstel da Analysys Mason, la crisi internazionale ha solo accentuato una contrazione di natura strutturale. È dal 2006 che il settore ha perso colpi e la tendenza continua, vista la contrazione del mercato anche nell'ultimo semestre di oltre il 2 per cento.
La crescita della banda larga non basta. Sul fisso, è stata più che annullata dalla perdita di 2,6 miliardi dei servizi voce. La compensazione è invece avvenuta per gli operatori mobili, che hanno però dovuto fare i conti con una riduzione di 1,4 miliardi di ricavi all'ingrosso. Le vecchie linee telefoniche sono calate di 5 milioni portando l'Italia al più basso livello di penetrazione del fisso a livello europeo, al 77%.
Anche l'Adsl non ci consente di primeggiare. Tra giugno 2009 e giugno 2010 gli accessi alla banda larga fissa sono aumentati di oltre il 7% ma restiamo all'ultimo posto tra i cinque principali paesi della Ue. L'esplosione di schede e chiavette o smartphone per il collegamento alla banda larga mobile è il fenomeno più evidente degli ultimi anni, eppure non basta a portare il totale – fisso e mobile – in linea con gli altri paesi, perché restiamo comunque in coda con il 67% (accessi per famiglie).