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Economia Lavoro

Epifani alla Fiom: è ora di tornare a firmare contratti

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 10:01.

«Lo sciopero generale non può essere il feticcio intorno a cui tutto ruota e si consuma». Quando prende la parola Guglielmo Epifani, per rilanciare il confronto sulla riforma del contratto e frenare chi vorrebbe bloccare per protesta tutto il mondo del lavoro, Maurizio Landini è già andato via. Una mossa, quella del segretario generale della Fiom, che conferma la gravità della divisione interna alla Cgil e il sostanziale fallimento politico dell'incontro di ieri a Firenze, promosso dalla componente minoritaria della Fiom guidata da Fausto Durante, che si riconosce nella linea del leader nazionale uscente della Cgil, proprio sul tema di una nuova unità per il sindacato di categoria.

Epifani ha parlato a un migliaio di delegati arrivati da ogni parte d'Italia e davanti al suo successore designato, Susanna Camusso, che tra pochi giorni lo sostituirà. E ha fatto un discorso (probabilmente l'ultimo da leader in pubblico) senza tanti fronzoli, ispirato alla concretezza delle cose oltre che al valore dei principi.

«Il mio auspicio è che la Fiom torni quanto prima a firmare un accordo – ha detto. – I metalmeccanici rappresentano la categoria di punta dei lavoratori, eppure hanno il contratto peggiore. Non si può gestire il confronto con strumenti come il ricorso giudiziario: dobbiamo mettere in campo una proposta nostra, per non isolare la categoria, e smetterla di dire soltanto "no"».

Il segretario generale della Cgil lancia l'idea di un contratto nazionale «a maglie larghe», che superi gli steccati degli attuali settori e unifichi i diritti fondamentali del mondo del lavoro, per lasciare invece alla contrattazione di secondo livello gli aspetti legati alle diverse esigenze organizzative e possibilità economiche. «È una proposta che riapre i giochi e rimette in discussione le cose già firmate – ha commentato Epifani –. Vogliamo lanciare una sfida e ritengo che in questo momento ci siano gli spazi per riaprire il dialogo».

Nel suo intervento introduttivo, Durante aveva parlato di «assunzione di responsabilità» e della necessità di «riaprire il confronto per un contratto nazionale che superi tutte le divisioni e i contrasti». La componente minoritaria della Fiom (27% all'ultimo congresso), conferma dunque di essere in linea con la leadership della casa di appartenenza, la Cgil di Epifani.

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Tags Correlati: CGIL | Comitato direttivo | Fausto Durante | Giuseppe Dinarelli | Guglielmo Epifani | Italia | Maurizio Landini | Scioperi | Susanna Camusso

 

«Togliamoci da questa situazione di stallo che ci costringe fuori dal gioco anche quando si riescono a fare buone manifestazioni come quella del 16 ottobre a Roma», ha detto Durante, ricordando che «lo sciopero generale non è invece nei desideri della gran parte dei lavoratori italiani». Analisi confermata da Giuseppe Dinarelli della Fiom di Pomigliano («Non ci sono le condizioni per uno sciopero generale»), ma non condivisa da Landini.

Per il segretario generale della Fiom, il punto da cui partire è «la difesa del contratto del 2008» e la strada giusta sarebbe quella di «andare verso un contratto unico dell'industria. Considerato lo scenario che abbiamo davanti – ha sottolineato – questo è il momento che la Cgil chiami tutte le categorie allo sciopero generale».

Lo stop è arrivato da Epifani. «Adesso dobbiamo pensare alla grande manifestazione del 27 novembre, dopo convocheremo il direttivo e valuteremo come procedere – ha spiegato il segretario della Cgil –. Ma dallo scorso dicembre ne abbiamo già fatti tre di scioperi e la discussione su questo argomento mi sembra un po' forzata».

A quel punto, però, Landini era già uscito dalla sala.

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